I container sono nati a metà degli anni ‘50 per rispondere all’esigenza di trasportare le merci in modo pratico e veloce, soprattutto per quanto riguarda il trasporto intermodale. Le merci che percorrono grandi distanze, infatti, vengono caricate prima su veicoli commerciali (es. autocarri, autoarticolati, autotreni) per poi essere cedute presso navi o treni merci. Per evitare di maneggiare le stesse merci più volte, si è pensato di sistemarle in appositi container che le riparassero dagli urti e che consentissero un veloce stivaggio sulle navi. Dagli anni ‘70 in poi si è raggiunto uno standard di dimensioni rispettato in tutto il mondo. Oggi i container sono utilizzati soprattutto per il trasporto marittimo nei traffici commerciali fra Europa e America e fra Europa ed Estremo Oriente. Una volta svuotati, i container possono essere sistemati a pila in apposite aree del porto (dietro pagamento di un canone d’affitto), in attesa di essere riutilizzati.
Lo standard di container utilizzato oggi in tutto il mondo è chiamato ISO che sta per International Organization for Standardization. I container ISO sono realizzati in metallo e hanno le seguenti dimensioni espresse in piedi: 8 piedi di larghezza per 8 di altezza (244 cm), e una lunghezza di 20 (circa 600 cm) o 40 (circa 1200 cm) piedi. Il lato di apertura può essere frontale, laterale o sul tetto. Le dimensioni devono rispettare lo standard in modo da poter calcolare facilmente lo spazio disponibile sulla nave merci. Per poter riconoscere l’appartenenza, ognuno di essi viene identificato tramite un codice alfanumerico. Al loro interno, la merce può essere già sistemata in pallet EUR (anch’essi fabbricati in 2 dimensioni standard). I container non standard sono utilizzati in altri ambiti, come il trasporto su strada, a favore del quale le pareti sono state assottigliate per ospitare un maggior numero di pallet. Esistono poi quelli dotati di varie aperture come finestre e porte a scopo abitativo (specie in caso d’emergenza) o destinati a ospedali da campo.