Moto d’epoca 2026: cosa sono e i 10 modelli più popolari

Il mercato delle moto d’epoca è in continua ascesa, con un interesse sempre più diffuso da parte di collezionisti e appassionati, non solo di motociclismo, verso i modelli con una grande storia. Scopriamo cosa vuol dire moto d’epoca nel 2026 e quali sono i modelli più popolari.

Le moto d’epoca si stanno ritagliando un ruolo sempre più importante nei cuori degli appassionati e dei collezionisti di veicoli storici. Queste motociclette, infatti, sono in grado di trasmettere emozioni molto forti a velocità e con esborsi economici limitati, molto inferiori rispetto alle auto d’epoca anche per quanto riguarda i costi di restauro, gestione e manutenzione. Anche le dimensioni contenute, che permette alle moto di essere più facili da avvicinare anche per chi ha un solo box o posto auto, e i costi di gestione contenuti permettono di approcciarsi al mondo del collezionismo e della passione per i veicoli storici anche a chi non vuole spendere troppo.

Questo può permettere, ad esempio, a chi ha già una collezione di auto d’epoca di affiancare delle moto storiche, quelle pietre miliari che hanno dato forma al mondo delle due ruote. Abbiamo quindi deciso di partire dall’inizio, cercando di capire cosa vuol dire moto d’epoca nel 2026, quali sono le possibilità a livello fiscale e di costi e, infine, di trovare dieci modelli iconici della storia del motociclismo acquistabili oggi per iniziare una fantomatica collezione.

Nella nostra Top 10 delle moto d’epoca del 2026 più interessanti troviamo modelli molto ricercati, che hanno segnato il mondo delle due ruote come le mitiche Vespa e Lambretta per l’Italia e modelli iconici tedeschi, inglesi o giapponesi, fino ad arrivare a due modelli ancora piuttosto giovani, ma che stanno entrando di diritto tra i miti del motociclismo d’epoca. Scopriamo, allora, cosa vuol dire moto d’epoca nel 2026, gli eventuali vantaggi fiscali ed economici e 10 moto d’epoca del 2026, con modelli popolari e interessanti sul mercato.

Sommario

Moto d’epoca 2026: bollo, quanto costa dopo quanti anni diventano storiche

Come succede per il mondo delle auto, anche le moto d’epoca nel 2026 possono accedere ad importanti agevolazioni a livello, ad esempio, di bollo e assicurazione. Per quanto riguarda, invece, la classificazione delle moto storiche, in Italia si utilizza il medesimo meccanismo noto per le automobili d’epoca, con la divisione tra le “ventennali” e le più vecchie “ultratrentennali”.

Nel dettaglio, come per le auto anche le moto con più di 30 anni non pagano il bollo, essendo esenti in tutta Italia. Al contrario, per i modelli ventennali, quindi con un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, non godono dell’esenzione dal bollo, ma possono accedere ad una tariffa agevolata, quasi sempre pari al 50% del prezzo iniziale, e attivo, ad esempio, in Piemonte, Toscana e Lazio, mentre in altre zone come la Lombardia già dai 20 anni il bollo moto è esente. Dopo quanti anni, quindi le moto diventano storiche? Anche per le moto c’è la distinzione tra le youngtimer, ovvero vetture con un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, e le più vecchie moto d’epoca, che diventano tali dopo i 30 anni d’età compiuti.

Anche il passaggio di proprietà è agevolato per tutte le moto storiche, con la richiesta di un pagamento di 25,82 euro per tutti coloro che acquistano una moto d’epoca, mentre ci sono diverse compagnie assicurative che offrono una copertura dedicata alle moto d’epoca, con tariffe agevolate a fronte di un utilizzo meno frequente e gravoso di una moto moderna. Come per le auto d’epoca, poi, è possibile usufruire di altri vantaggi (soprattutto economici) iscrivendo la propria moto storica ad uno dei registri italiani dedicati, come ad esempio il Registro Storico dell’FMI (Federazione Motociclistica Italiana).

Moto d’epoca 2026, i 10 modelli più popolari sul mercato

Scopriamo, allora quali sono i modelli di moto d’epoca più interessanti sul mercato, tra alcuni scooter iconici, diverse moto di grande cilindrata ma anche qualcosa di più intrigante, come una delle moto 125 più amate degli anni ’90. Scopriamo, quindi, quali sono i modelli di moto d’epoca 2026, dalla BMW R80 G/S alla Suzuki Hayabusa.

Piaggio Vespa GS 150

Vespa GS 150

Non c’è Top 10 delle moto d’epoca più popolari senza la due che più di tutte ha cambiato la mobilità in Italia, la Vespa. Nata dal progetto del geniale Corradino d’Ascanio, lo scooter della Piaggio è stato uno dei veicoli più importanti della storia italiana, diventando il primo mezzo di trasporto per migliaia di famiglie, dando il via alla motorizzazione di massa prima ancora delle varie FIAT 500 o 600. Oltre all’importanza di questo modello a livello socio-economico, la Vespa è un veicolo ingegnoso, innovativo e rivoluzionario, che porta sul mondo delle due ruote tecnologie derivate dall’industria aeronautica ed ex-bellica, sfruttando un problema in una risorsa.

La scocca portante, ad esempio, è ispirata a quella di un aereo, e la linea aerodinamica si ispira anch’essa al mondo aeronautico. Prodotta dal 1946 ad oggi in decine e decine di serie, versioni e varianti, la Vespa è uno scooter noto e amato in tutto il mondo. Per via della sua storia ottuagenaria, scegliere un modello solo è difficilissimo, dalla 50 Special resa immortale dall’omonima canzone-simbolo dei Lunapop capitanati da un giovane Cesare Cremonini fino alle Primavera, passando per le più moderne PK e PX. A trovare spazio nella nostra top 10 delle moto d’epoca 2026 più interessanti c’è uno dei modelli più rari prodotti a Pondedera, la Vespa GS 150.

Nata per dimostrare una certa sportività e rapidità di un modello che, dal lancio, era nota come “una moto per chi non sa guidare la moto”, la Grand Sport 150 fu prodotta tra il 1955 e il 1961, e montò il motore più grande mai montato fino ad allora su una Vespa, un monocilindrico da 8 CV, rendendo la GS 150 la prima Vespa a superare i 100 km/h. Dotata di un cambio a 4 marce e ad una ciclistica rivista, la GS 150 fu apprezzata dalla critica e dal pubblico, capace di tenere il passo delle moto “vere e proprie”. Oggi è uno dei modelli più ricercate di Vespa, con quotazioni che partono da 4.500 euro e, sulle versioni più potenti, arrivano a 10.000 euro.

Lambretta DL 200

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Non può mancare un altro modello italiano iconico, la Lambretta, tra le 10 moto d’epoca più popolari del 2026. Nonostante un certo campanilismo che ci porta ad affezionarsi a quelle che sono state, sostanzialmente, delle vere moto “democratiche”, che hanno permesso a tutti di potersi muovere senza bisogno di spendere milioni di lire su un’automobile. La Lambretta è stata sviluppata in contemporanea con la Vespa, ed è stata progettata e costruita da Innocenti fin dal 1947, anno di lancio della primissima generazione. Per arrivare alla forma attuale sono serviti alcuni anni: la prima Lambretta era sostanzialmente una meccanica tradizionale, con telaio tubolare a vista nei primi anni di produzione. Dagli anni ’50, poi, la Lambretta è stata offerta anche con una carrozzeria più moderna e carenata, pensata per arginare il successo del modello Piaggio.

Prodotta dal 1947 al 1997, dal 1972 la Lambretta è stata prodotta da Innocenti in India, per concentrarsi sulla produzione automobilistica: per questo, i modelli più interessanti sono quelli prodotti prima del 1972, come ad esempio la Lambretta DL 200, una delle versioni più interessanti dello scooter milanese. Lanciata nel 1969, la DL 200 è la versione più potente della serie DL, che introdusse un design rivisto da Nuccio Bertone per rendere la Lambretta più moderna e al passo coi tempi. Grazie ad un motore monocilindrico da 198 cm3 e quasi 12 CV, la Lambretta DL 200 poteva raggiungere i 120 km/h, diventando la più veloce Lambretta mai prodotta fino a quel momento. La produzione durò solo due anni, terminando nel 1971, ma oggi è una delle più ricercate dai collezionisti, con prezzi che possono arrivare a più di 10.000 euro per portarsela a casa.

Triumph Bonneville

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Dopo aver parlato di due scooter molto interessanti, arriviamo alla prima moto “tout-court” nella top 10 delle moto d’epoca più popolari nel 2026, la Triumph Bonneville. Molto longeva, questa motocicletta inglese è stata prodotta tra il 1959 e il 1983, diventando uno dei modelli più riconoscibili della Casa inglese, tanto da rinascere nel 2001 con un modello totalmente nuovo e ancora oggi apprezzato da chi cerca una moto elegante, sportiva e veloce. Nata come sostituta della precedente Tiger, la Bonneville prende il suo nome dal deserto salato di Bonneville, negli USA, dove Triumph ottenne numerosi record di velocità su terra. La prima Bonneville, la T120, è stata prodotta tra il 1959 e il 1974, ed è oggi la più ricercata dai collezionisti.

Nata per rispondere alle richieste del mercato americano, che voleva più potenza rispetto alla precedente Tiger T110, la Bonneville può contare su un motore bicilindrico parallelo frontemarcia a quattro tempi da 650 cm3, capace di 50 CV, e su una linea elegante e pulita, che oggi la rende l’archetipo della “moto classica”. Elegante, ben fatta e molto rapida, può raggiungere i 190 km/h, o 120 miglia all’ora (da cui deriva il nome del modello, T120). La Bonneville era la più veloce delle Triumph bicilindriche, capace di offrire prestazioni di tutto rispetto anche dopo oltre 60 anni di carriera. Nel tempo, la Bonneville ha ricevuto diverse evoluzioni, a partire da un nuovo motore 750 che portò la velocità a ben 240 km/h, o 140 miglia all’ora, cambiando il nome del modello rivisto in T140. Il declino sul mercato della T120, la più ricercata dai collezionisti, e delle successive Bonneville, è da ricercare nell’arrivo delle moto giapponesi, più affidabili ed economiche pur avendo prestazioni simili. Nonostante questo, le Bonneville sono ancora molto ricercate dai collezionisti: per portarsi a casa una Triumph Bonneville T120 servono almeno 10.000 euro.

BMW R80 G/S

BMW R80 G/S

Tra i brand più apprezzati tra gli appassionati di moto c’è BMW: sebbene sia nota in tutto il mondo per le sue auto, la divisione Motorrad della Casa di Monaco è altrettanto florida e apprezzata, capace addirittura di salvare il destino della Casa negli anni ’50, quando la produzione automobilistica non ingranava. Caratterizzata da soluzioni tecniche distintive come, ad esempio, il motore due cilindri boxer e la trasmissione con albero a cardano. La svolta per BMW Motorrad arrivò nel 1980, quando lanciò il primo modello della dinastia delle GS, la BMW R80 G/S. La sigla che porta, G/S, è dotata di una barra che separa le due anime della moto, Gelande (fuoristrada) e Strasse (strada), poi abbandonata nel corso della carriera ultraquarantennale della GS. La prima G/S è arrivata sul mercato dopo una gestazione lunga 20 mesi, e se ora è la moto più venduta sul mercato, nel 1980 era una vera e propria novità assoluta.

La prima moto capace di unire prestazioni su strada con delle velleità fuoristradistiche di tutto rispetto fece subito breccia nel cuore degli appassionati. Il merito è anche dei successi di BMW alla mitica Parigi-Dakar nei primi anni ‘80, che permise alla R80 G/S di diventare ben presto un modello aspirazionale per tutti gli appassionati di moto. Oggi, tra le 10 moto d’epoca più ricercate nel 2026 c’è la R80 G/S, la prima GelandeStrasse: dotata di un telaio derivato dalle R45/R65, ha una ciclistica adattata all’utilizzo fuoristradistico, con ammortizzatore posteriori Bilstein regolabile con 170 mm di escursione e cerchi da 21 pollici. Il motore è quello della R80/7, un classico due cilindri boxer raffreddato ad aria da 797 cm3 con teste e cilindri in lega leggera. Grazie ai suoi 50 CV e al suo sound inconfondibile per gli appassionati dell’Elica, la R80 G/S ha prestazioni più che buone sia fuoristrada che su asfalto, con un comfort più che adeguato anche nei lunghi viaggi. Per portarsi a casa una BMW R80 G/S, servono almeno 7.500 euro, mentre le più pulite arrivano a 11-12.000 euro. Le rare Paris-Dakar, dotate di livrea specifica, serbatoio maggiorato e diverse migliorie tecniche, invece, possono arrivare a superare i 15.000 euro.

Moto Guzzi Falcone

motoguzzi-falcone

Tra le 10 moto d’epoca più interessanti del 2026 non può mancare una delle Case più apprezzate, Moto Guzzi. Nata in un’Italia ancora in ginocchio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, dove aziende geniali cercavano di dare dei mezzi di trasporto ad un Paese in rilancio facendo il massimo con le poche risorse a disposizione, Moto Guzzi è una delle Case che guadagnò fama e rispetto con modelli come la Moto Guzzi Falcone 500. Lanciata nel 1950 e diventata, in poco tempo, un vero mito dell’industria motoristica italiana. Sostituta della GTW, è la versione più sportiva e spinta della turistica Astore, continuando la tradizione della Casa lariana di dare alle proprie moto nomi di volatili.

La Falcone nacque a Mandello del Lario per opporsi alla rivale Gilera, che aveva nella sua offerta l’ottima Saturno Sport 500, e aveva delle caratteristiche molto particolari a livello estetico e tecnico. Uno dei più noti è, ad esempio, l’enorme volano, grande e pesante, rinominato simpaticamente dagli appassionati “affetta-prosciutto” per la sua somiglianza con le celebri affettatrici Berkel. Il volano così grande rese unica l’erogazione del monocilindrico 500, la massima evoluzione del motore a singolo cilindro comasco, caratterizzato da un’erogazione lenta e pigra ai bassi giri e più robusta quando si spinge, con in più una tendenza a scendere lentamente di giri. Nonostante ciò e sebbene abbia oltre 70 anni, la Falcone è ancora agile e piacevole da guidare, con una posizione di guida molto sportiva e la capacità di arrivare fino a 135 km/h. Nella top 10 delle moto d’epoca più popolari del 2026, la Moto Guzzi Falcone ha un prezzo piuttosto salato, con quotazioni che partono da circa 10.000 euro.

Norton Commando

Norton 850 Commando 1973

La seconda moto inglese a fare capolino tra le 10 moto d’epoca più interessanti del 2026 c’è la Norton Commando. Prodotta tra il 1968 e il 1977, la Commando è uno dei modelli di maggior successo della Casa inglese, uno degil ultimi acuti prima della chiusura arrivata nei primi anni ’90. Dopo il successo delle sue moto negli anni ’40 e ’50, la Commando venne presentata al Salone di Londra del 1967, e adottò un nuovo motore bicilindrico parallelo che puntava a ridurre le vibrazioni della precedente Atlas, una delle sue principali debolezze. Dopo aver montato il bicilindrico 750 su distanziatori in gomma tra motore e telaio, è arrivato successivamente un nuovo motore, sempre a due cilindri, ma da 828 cm3, e dotato di un cilindro “dummy”, ovvero un terzo cilindro che non ospitava una combustione ma che, col suo movimento, bilanciava le vibrazioni del motore.

Dotato, in ogni sua iterazione, di una grande potenza specifica (58 CV per il 750, diventati poi 65 CV sulla più potente Combat, e 51 CV per la più fluida 850), la Commando è molto veloce (la 850 scatta da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi) e ha uno stile inconfondibile, capace di unire l’eleganza tipica di una moto inglese con una sportività inedita rispetto alle rivali dirette. I problemi economici di Norton non permisero alla Commando di ottenere il successo che meritava, e dopo alcuni modelli iconici come la F1 del 1990, dotata di un motore rotativo Wankel da 95 CV, all’inizio degli anni ’90 Norton chiuse i battenti. L’addio alla Casa inglese ha però reso Norton un brand ancora più iconiche e ricercate, soprattutto tra gli appassionati di moto britanniche. Il prezzo della Commando è decisamente salato: rarissima in Italia, per una 850 servono almeno 8.000 euro, mentre le ancor più rare 750 possono superare i 15.000 euro.

Harley-Davisdon Sportster

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Se c’è una Casa motociclistica famosa a livello mondiale, quella è Harley-Davidson. Il brand di Milwaukee ha prodotto decine di modelli che hanno fatto la storia, a partire dal modello più longevo e amato della Casa, la Harley-Davidson Sportster. Prodotta a partire dal 1957, la Sportster è prodotta ancora oggi ed è legata a doppio filo con il marchio americano, segnando intere generazioni di motociclisti e rendendo amato ancora oggi il segmento delle Custom. A livello estetico, la Sportster è del tutto simile rispetto alla prima generazione del 1957, ed interpreta lo stile in voga negli States negli anni ’50 e ’60. Alle potenti e leggere moto inglesi, le Harley-Davidson offrì delle moto dalle dimensioni generose, dal peso piuttosto alto e dove spicca come elemento fondante l’enorme motore V-Twin, il due cilindri in linea di Harley-Davison dalle cilindrate molto generose.

Rispetto alle più grandi e turistiche Harley, le Sportster riescono ad offrire una guidabilità maggiore rispetto alle sorelle maggiori, mantenendo quell’indole da passista tipica di tutte le moto della Casa di Milwaukee. Il due cilindri a V a 45° sfrutta tutti i suoi centimetri cubici per muovere con rapidità la moto, sebbene non sia la più agile Cruiser in circolazione. La Harley-Davisdon Sportster è stata ed è ancora una delle moto più amate in circolazione, con tutte le versioni del V-Twin. In Italia, la più apprezzata è la più “piccola” delle Sportster, la 883, capace di offrire prestazioni più che sufficienti senza esagerare con la cilindrata.

Piccola nota di costume: la 883 è la moto che ha ispirato Max Pezzali e Mauro Repetto per il nome della loro band, 883 appunto, una delle più amate del panorama musicale italiano. Essendo una delle moto più vendute della Casa americana, la 883 Sportster è presente in molti esemplari in Italia, con prezzi che partono da circa 5.000 euro per esemplari degli anni ’90.

Honda CB 750 Four

1977 Honda CB750 four

Sebbene le moto giapponesi non siano ancora entrate nell’immaginario collettivo come veicoli d’epoca comparabili a moto europee e americane, i modelli arrivati dal Sol Levante negli anni ’70 cambiarono per sempre il mondo delle due ruote. Capaci di offrire prestazioni molto alte, stili moderni e, soprattutto, grande affidabilità, ci fu una moto che, più di tutte, cambiò le regole del gioco, rubando il cuore agli appassionati e che, quindi, entra di diritto nella nostra top 10 delle moto d’epoca più interessanti: la Honda CB 750 Four. Lanciata nel 1968, la CB 750 Four fu la prima moto di grande produzione ad utilizzare un motore quattro cilindri, in questo caso in linea. Questo quattro cilindri da 739 centimetri cubici arrivava a 67 CV, e permetteva alla moto nipponica di raggiungere i 200 km/h.

Oltre alle grandi prestazioni e alla guidabilità da sportiva, la CB 750 Four univa il tutto con una qualità costruttiva e delle componenti che staccavano nettamente le rivali europee o americane. Il tutto, poi, era reso ancor più allettante da un prezzo inferiore alle rivali italiane e inglesi, il tutto con prestazioni, finiture e affidabilità decisamente superiori.

Sebbene le moto occidentali avessero ancora qualcosa in più a livello stilistico, le linee della CB 750 Four sono eleganti, ben proporzionate e immediatamente riconoscibili, grazie ai quattro scarichi singoli, uno per ogni cilindro, con terminale “a bottiglia”. Dopo il successo della CB 750 Four, Honda cominciò ad importare anche i suoi scooter come il Super Cub, e anche le rivali Kawasaki, Suzuki e Yamaha arrivarono ad introdurre modelli iconici che cambiarono per sempre il mondo delle moto. Tutto parte, però, dalla Honda CB 750 Four, considerata la prima giapponese all’altezza delle europee, e per questo è considerata la moto giapponese da avere in una collezione di moto storiche. Ad aiutare è anche il prezzo: la CB 750 Four parte da 2.000 euro per esemplari da restauro, mentre quelle impeccabili arrivano a 15.000 euro.

Suzuki Hayabusa

Suzuki Hayabusa 2008

A concludere il nostro viaggio tra i modelli di moto d’epoca 2026 più interessanti ci pensano due Youngtimer, quindi modelli dallo spiccato interesse storico e collezionistico con età compresa tra i 20 e i 30 anni. La prima esponente di questa tipologia di moto è uno dei modelli più incredibili usciti tra gli anni ’90 e ’00, la Suzuki Hayabusa. Ufficialmente nota con il nome di Suzuki GSX 1300 R Hayabusa, questa super-sports tourer ha debuttato sul mercato nel 1999, e incute timore fin dal nome. Oltre alla cilindrata generosa, infatti, è il nome a mettere le cose in chiaro: Hayabusa, significa “falco pellegrino” in giapponese, ed è l’animale più veloce del mondo, in grado di raggiungere, in picchiata, i 330 km/h. L’accostamento è perfetto, perché al momento della presentazione la Hayabusa è la moto più veloce al mondo, con una velocità massima di 312 km/h (ridotta a 299 km/h dopo un accordo siglato nel 2000 tra le principali Case automobilistiche giapponesi per evitare una “corsa alla velocità” troppo pericolosa).

Dotata di una ciclistica raffinata ma piuttosto turistica, con un passo lungo e grandi dimensioni che la rendono molto stabile e prevedibile alle altissime velocità, la Hayabusa non è agilissima, risultando un po’ impacciata nel misto stretto complici gli oltre 250 kg di peso a vuoto, ma sopperisce a tutto ciò con un motore eccezionale. Nascosto dalle carene c’è infatti un quattro cilindri in linea da 1.298 centimetri cubici, capace di 179,3 CV a 9.800 giri. Grazie alle vistose carenature, fondamentali per una moto così veloce, la Hayabusa da il massimo sul dritto, dove può scaricare tutta la potenza del suo quattro cilindri ma anche fermarsi in maniera fulminea grazie a doppi dischi anteriori da 320 mm e disco posteriore singolo da 240 mm, tutti “morsi” da pinze Tokiko a 6 pistoncini. Dotata di sei mappature motore, una rarità per il 1999, la Suzuki GSX 1300 R Hayabusa è ancora abbordabile sul mercato dell’usato. La prima serie è stata prodotta tra il 1999 e il 2012, e si trova a partire da circa 6.000 euro. Gli esemplari perfetti, invece, arrivano a 10.000 euro.

Cagiva Mito

Cagiva Mito Evo

A concludere la nostra top 10 delle moto d’epoca 2026 più interessanti c’è la Cagiva Mito 125, una delle moto di piccola cilindrata più amate e ricercate sul mercato. “Mitica” anche nel nome, la Mito era piccola solo nella cilindrata e nelle dimensioni. Sebbene, infatt, avesse un prezzo contenuto, utilizzava stile e tecnologie derivate dalle moto più grandi, nonché uno dei motori da un ottavo di litro più aggressivi visti fino all’addio alla tecnologia a due tempi. Lanciata nel 1990 e prodotta fino al 2012, la Mito è stata modificata molto nel corso degli anni, mantenendo due caratteristiche invariate: il motore 125 e i pesi ridotti. La prima Mito 125 del 1990, dotata di un vistoso doppio faro tondo anteriore, riprendeva lo stile da sportiva di moto più grandi, ma in scala ridotta, e grazie ad un cambio a sette marce poteva sfruttare al massimo il suo motore, un monocilindrico a due tempi con valvola lamellare e carburatore Dell’Orto da 28 mm con ben 31,13 CV a 10.400 giri.

Una potenza del genere oggi sembra impensabile, visto il limite omologativo dei 15 CV di oggi, ma anche all’epoca erano potenze da capogiro, rendendo la Mito 125 l’oggetto del desiderio di un’intera generazione. Cagiva ha modificato e rivisto continuamente la sua ottavo di litro nel corso degli anni, da motori più potenti (nel 1992, il 125 arrivò a 32,83 CV, e nel 1994 si arrivò a 34 CV con la Mito Ev) a stili più aggressivi, come la Mito Ev del 1994, che riprendeva interamente lo stile della Ducati 996. L’ultima evoluzione è arrivata nel 2008 con la SP525: il motore è ora omologato Euro 3 e ha una potenza “ridotta” a 32,5 CV, cambio a 6 marce, freni Brembo e prestazioni fuori dal comune. Dopo l’addio alla Mito datato 2012, non ci sarà più una 125 con questo livello di prestazioni: con l’arrivo del limite di 15 CV, infatti, le ottavo di litro “vitaminizzate” cessarono di esistere per sempre. Nonostante sia una leggenda nel mondo delle due ruote, il prezzo di una Cagiva Mito è ancora contenuto: si parte da circa 2.000 euro per un esemplare da restaurare, mentre una Mito 125 dei primi anni di produzione ha un prezzo compreso__ tra i 3.000 e i 5.000 euro__. Per una Mito perfetta, invece, si arriva al muro dei 10.000 euro.

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