Una pompa meccanica porta ad alta pressione il gasolio in un condotto comune (ecco spiegato il nome) da cui si dipartono gli iniettori attivi: l’immissione del combustibile è controllata da un’elettrovalvola comandata da una centralina elettronica. Primo risultato: si calibra con precisione l’iniezione, compiuta talvolta in più fasi. Di riflesso, riduzione di consumi, emissioni e rumorosità del propulsore. In più, il sistema è così flessibile che si ha la rigenerazione dei filtri antiparticolato (FAP). L’invenzione è di Bosch, multinazionale tedesca, sebbene il Centro Ricerche Fiat di Orbassano (TO) in precedenza avesse gettato le basi del common rail, cedendo i diritti al gigante teutonico: completata la messa a punto del dispositivo, esordì sull’Alfa Romeo 156 1.9 Jtd del 1997. Dal 1998 al 2007, ha fatto la fortuna delle auto Diesel del Gruppo Volkswagen. Per giunta, nel tempo, si è schizzati da 1.300 bar di pressione d’iniezione a 2.000 bar e oltre.
Una bella differenza rispetto a quanto accadeva sino al 1996, quando l’iniezione dei motori Diesel era effettuata con pompe meccaniche che provvedevano creare la pressione per aprire lo spillo dell’iniettore e immettere il gasolio, con dosatura del combustibile: iniezione di gasolio modulata male, consumi ed emissioni maggiori. Dopodiché, il common rail che mutua la tecnica dei sistemi per i motori a benzina. Un’innovazione che pare semplice come un condotto comune ha rivoluzionato il mondo dei motori Diesel.