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Focus: Diesel
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Retrofit elettrico auto Diesel: cos’è e come funziona

Esistono un modo di convertire l'auto in elettrica. Si chiama retrofit e vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Oggigiorno si parla molto dei veicoli elettrici ‘nativi’, ma è importante osservare anche il settore del retrofit elettrico, in grado di generare lavoro per l’aftermarket e di riqualificare quei veicoli che sono destinati alla rottamazione. Si utilizza il termine second life, seconda vita, per elettrificare questi veicoli, eliminando il vecchio motore termico ed installando un motore elettrico e relative batterie.

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le ordinanze di divieto da parte delle amministrazioni comunali nei confronti delle auto diesel più obsolete. Diverse capitali come Roma, Parigi, Berlino, Madrid e Atene hanno annunciato la messa al bando dei motori a gasolio entro i prossimi dieci anni, una mossa pensata per migliorare la qualità dell’aria all’interno del centro urbano. Da qui nasce l’idea: la soluzione potrebbe essere trasformare la vecchia auto inquinante in una vettura BEV (Battery Electric Vehicle) rendendola di colpo ecologica, ma con una spesa più accessibile rispetto all’acquisto di un veicolo nuovo. 

Approfondiamo la questione del retrofit elettrico, o riqualificazione elettrica, operazione che rende a emissioni locali ‘zero’ le auto tradizionali tramite la sostituzione del motore a scoppio con macchine elettriche e che vede l’Italia all’avanguardia proprio per la sua legislazione.

Sommario

Retrofit elettrico auto diesel: cos’è

Cos’è in pratica un retrofit elettrico? Il procedimento consiste in una serie di importanti e invasive operazioni che “svuoteranno” la meccanica della vostra auto. Infatti la conversione non prevede soltanto la sostituzione del propulsore: la trasmissione deve essere adattata (spesso basta una riduzione a rapporto fisso), diversi impianti spariscono (alimentazione, scarico, aspirazione), altri vengono modificati e altri ancora sono nuovi. Il sistema di raffreddamento del motore a scoppio, per esempio, viene rivoluzionato, se non eliminato, e ne compaiono altri per il motore elettrico e le batterie. Gli inverter (quello che controlla il motore e quello che alimenta le utenze a 12 volt) sono nuovi, così come il circuito di ricarica. Occorre inoltre pensare all'azionamento dell'aria condizionata e di servosterzo e servofreno Le batterie, con il loro peso e ingombro, sono le parti più complicate e costose da installare. Il Kit che deve rispettare normative di omologazione e di sicurezza e, quindi, non può essere “fatto in casa”, ma progettato, realizzato ed omologato da un’azienda che abbia le competenze adeguate. Chiarito cos’è a livello meccanico un retrofit elettrico è importante chiarire come si articola il suo funzionamento, in particolare quello tra norme e legislazioni.

Retrofit elettrico auto diesel: come funziona

Come funziona il processo di retrofit elettrico? Fino a ieri, chi voleva trasformare in elettrica un’auto a combustione doveva affrontare il dramma della re-immatricolazione, quasi un incubo per chi ci si avventurava, risolvibile solo passando dalla Germania, dal Tüv, con successiva importazione del veicolo. Da oggi in poi, basterà acquistare un kit retrofit elettrico omologato composto da un motore elettrico con convertitore di potenza e un pacco batterie. Il tutto con una procedura molto simile a quella del montaggio di un impianto a Gpl.

Diverse aziende stanno predisponendo dei kit specifici. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha snellito le operazioni di omologazione con il decreto n° 219 del 1° dicembre 2015, pubblicato però sulla Gazzetta Ufficiale soltanto il 26 gennaio 2018 e quindi esecutivo soltanto l’anno scorso, che consente la “riqualificazione elettrica” per varie sottocategorie di autovetture M1 e autocarri N1 fino a 3,5 tonnellate.

Questa trasformazione prevede infatti una procedura semplificata se si usa un kit omologato. Il veicolo dovrà infatti veder modificata la carta di circolazione ma non ci sarà bisogno di omologarlo come esemplare unico perché è proprio il kit ad aver superato gli step di omologazione.

In pratica la vettura trasformata sarà portata alla Motorizzazione, per l’aggiornamento della carta di circolazione, dall’installatore stesso, secondo procedure già collaudate con le trasformazioni a GPL o Metano. Queste lavorazioni potranno dare nuova vita ad automobili ancora buone ma destinate alla rottamazione perché soggette ai blocchi del traffico o a limitazioni previsti per i veicoli più inquinanti.

Per spiegare come funziona il retrofit è necessario ricordare che ci sono kit retrofit elettrici di taglie diverse per ogni esigenza: per vetture fino a 1.000 kg è previsto un motore elettrico da 20 kW istantanei e 40 kW (54 CV) di picco, e una batteria da 13 kWh, che su una Smart consente un’autonomia teorica di circa 130 km. La velocità massima è autolimitata elettronicamente a 115 km/h, mentre con le presa di corrente domestica servono 6 ore per la ricarica. Altri kit sono studiati per veicoli medi da circa 1.500 kg e per mezzi più pesanti di 2.000 kg in cui la potenza del motore può arrivare fino ai 110 kW (150 CV).

Vantaggi del kit retrofit elettrico di auto diesel

Si può pensare al retrofit elettrico in occasione di una pesante manutenzione (motore e cambio) per rimettere in moto un’auto vecchia ed inquinante. Si evita quindi di rottamare la vecchia auto, con le relative spese di demolizione e di radiazione. Se i vecchi pezzi – motore, marmitta, serbatoio – sono ancora utilizzabili, potrebbero essere immessi nel mercato dei pezzi di ricambio. Durante l’uso del nuovo veicolo elettrico, non si pagherà mai più la benzina. Il pieno di un’auto elettrica può costare fino a 5€. E si ha un’efficienza energetica due volte superiore a quella di un veicolo endotermico.

L’auto col nuovo motore elettrico viaggerà molto a lungo: la vita media dei motori è sui 100mila km per i motori tradizionali, oltre 2 milioni per quelli elettrici. Inoltre, non si pagano più gli accessi alle Ztl, alcune città hanno parcheggi riservati e alcuni centri commerciali colonnine di ricarica gratis. E ovviamente si avranno emissioni locali azzerate.

Problemi e costi del kit retrofit elettrico

Se il gruppo propulsore interagisce anche con dispositivi di sicurezza come l’Esp, occorre coinvolgere anche la Casa madre. Il decreto consente infatti l’omologazione senza il nulla osta della Casa soltanto quando le modifiche si limitano, appunto, al solo gruppo propulsore.

Quando invece occorre aggiornare, modificare o sostituire anche i software per la gestione dei sistemi di sicurezza, allora bisogna coinvolgere il costruttore stesso che deve collaborare alla messa a punto di ciascun impianto. Ecco perché ad oggi la trasformazione elettrica è possibile soltanto su un limitato numero di vetture relativamente recenti mentre è più facile (anche se non necessariamente meno costoso) su altre più datate e prive di elettronica.

Inoltre, un altro inconveniente riguarda il collocamento delle batterie su vetture che, a differenza delle elettriche “native”, non sono state concepite per alloggiare batterie e unità di potenza. Di vettura in vettura, dunque, la posizione può variare andando, in qualche caso, a compromettere lo spazio di carico perché non sempre lo spazio lasciato libero dalla rimozione del serbatoio è sufficiente.

Non manchiamo di citare il costo: le informazioni in merito ai costi esatti per il kit retrofit sono discordanti, certo è che il budget richiesto è notevole, pari a circa la metà di quanto si spenderebbe per acquistare una nuova auto elettrica di fascia medio-bassa 

Ad esempio, il kit di trasformazione della Fiat Panda diesel di terza generazione, costa oltre 5.000 euro, un importo che comprende la manodopera ma al quale vanno aggiunti 250 euro per la pratica dell’aggiornamento del libretto di circolazione. Occorre inoltre aggiungere il costo delle batterie, fortunatamente disponibili anche a noleggio. Se poi vogliamo più autonomia (quindi una batteria più capiente) i costi lievitano.

Nel dettaglio lo smantellamento del precedente impianto e della parte meccanica può costare circa 1.000 euro. L’installazione del nuovo motore comporta una spesa dai 1.000 fino a 4.000 euro. Una variabile notevole è se si riesce a mantenere il cambio-trasmissione originale, invece che sostituirlo con un motoriduttore o convertitore di coppia.

C’è poi la parte elettronica da installare con una spesa fino a 4.000 euro e la manodopera che si aggira sui 1.000 euro. Infine, le batterie da montare con un costo di almeno 4.000 euro, o un canone di noleggio.

Quindi, con una spesa di circa 5-10.000 euro si può trasformare la vecchia auto diesel Euro 4-5-6 o precedenti in un mezzo ecologico, efficiente ed economico il cui costo sarà ripagato nel tempo, parecchio tempo. Le cifre non sono trascurabili ma i costi di gestione si abbattono notevolmente. Il problema maggiore, per alcuni, sembra essere, banalmente l’attuale scarsità di colonnine di ricarica pubbliche.

Domande e risposte

Cos’è il retrofit elettrico?

Il retrofit elettrico è un processo che permette di trasformare veicoli a combustione interna in veicoli completamente elettrici.

Quanto costa il retrofit elettrico?

I costi possono variare molto in base alla tipologia di auto e al pacco batteria scelto. In generale si può affermare che i costi variano tra i 5 e i 10.000 euro.

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