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Maico - comprare o vendere moto usate o nuove - AutoScout24

Maico

Maico: le origini e i primi modelli.

Similmente a molte altre grandi case produttrici di automobili e motociclette nate prima della seconda guerra mondiale, anche la Maico vide la luce come azienda costruttrice di biciclette. Fondata nel 1926 da Ulrich Maisch con il nome di Maisch & Compagnons a Pfäffingen, una piccola città situata nella zona sud-ovest della Germania, dopo soli cinque anni l’attività fu riconvertita per la produzione motociclistica. Le prime creazioni della Maico, ormai guidata dai figli di Ulrich, Otto e Wilhelm, furono delle motociclette leggere che montavano motori a due tempi di 60 cc ILO-Motorenwerke. In seguito, vennero prodotti in serie dei modelli più potenti, con motori fino a 200 cc, affidandosi, oltre alla ILO, alle case produttrici di motori Bark e Sachs. Nel 1939 la produzione subì un brusco arresto, in seguito alla decisione del governo nazista di limitare la grande varietà di motociclette prodotte sul suolo tedesco. L’azienda fu quindi dapprima costretta a collaborare con Hecker, Tornax e UT per produrre un unico modello, il K 125, con motore di 125 cc monocilindrico e provvisto di due tubi di scarico e, inoltre, durante la guerra, i suoi stabilimenti furono riconvertiti per la produzione di armamenti. Fu solo dopo il 1945 che la produzione di motociclette ad uso civile poté riprendere a pieno ritmo. Accantonato il modello K 125 per la difficoltà di reperire motori ILO durante l’occupazione americana, il nuovo prodotto di punta divenne il M 125, rivoluzionario dal punto di vista del motore, che per la prima volta nella storia dell’azienda prevedeva un cambio a tre rapporti. Una delle creazioni più singolari del panorama motociclistico dell’epoca fu certamente il Maico Mobil, sponsorizzato dalla casa produttrice per via di alcune sue peculiari caratteristiche come “un’auto su due ruote”. Apparso per la prima volta sul mercato nel 1950, questo modello era caratterizzato da una carrozzeria che racchiudeva tutta la parte meccanica, con una carenatura a protezione della ruota anteriore ed un parabrezza in plastica trasparente che avvolgeva il cruscotto. Il motore, originariamente, era un monocilindrico a due tempi di 150 cc ed il cambio, situato sul manubrio, aveva tre rapporti. Successivamente, la cilindrata venne alzata fino a 200cm³ ed il cambio, ormai a quattro marce, divenne a pedale. Nel 1955, alla produzione del Maico Mobil venne affiancata quella della Maicoletta, il primo scooter realizzato dalla casa motociclistica, che si diffuse principalmente sul mercato britannico e si guadagnò la fama di scooter più potente, grande e costoso della sua epoca. Rispetto ai piccoli scooter Vespa e Lambretta, che in quel periodo montavano motori fino a 200 cc e non superavano i 60 km/h, la Maicoletta risultava infatti più veloce, grazie al motore da 247 cc, comoda e imponente. Montava inoltre le stesse, grandi ruote del Maico Mobil, dal diametro di 14 pollici.

I successi degli anni ‘70.

Dopo una breve parentesi di produzione automobilistica, conclusasi nel 1958, l’azienda cominciò a realizzare i suoi primi modelli di moto da cross e da enduro, che si dimostrarono all’altezza di numerose competizioni internazionali. Dal 1970 al 1980, molti piloti alla guida di una Maico da 500 o 250cc si guadagnarono il podio nelle gare del Campionato mondiale di motocross. Con lo svedese Börje Jansson come pilota, la casa motociclistica riuscì inoltre ad ottenere delle importanti vittorie nei MotoGP 125 cc del 1971 e del 1972. I modelli GP a 400 e 440 cc prodotti nel 1974 e del 1975, la Magnum 250 cc del 1978/79 e i modelli del 1981 a 490 cc sono tutt’oggi tra le moto d’epoca più ambite e ricercate dai collezionisti. Nel 1982, la rivista americana “Motocross Action” definì la Maico Mega 2, con motore di 490cc, la miglior moto da cross classe open di tutti i tempi.

La forza di un marchio.

I successi sulle piste, tuttavia, non furono sufficienti per salvare la casa produttrice dal tracollo economico. Nel 1983 fu dichiarata la prima bancarotta, causata anche dai dissidi interni alla famiglia Maisch; tuttavia la produzione di moto continuò fino al 1986 quando, al terzo fallimento, il marchio fu venduto. Da allora, fu acquistato da varie aziende manifatturiere, che lo hanno apposto sulle loro creazioni, senza riuscire tuttavia ad eguagliare i successi del passato. Nel 2010, il marchio è tornato di proprietà della famiglia Maisch, nella persona di Ingrid Di Censo, figlia di Otto Maisch. In seguito a questo evento è stata prodotta una nuova gamma di moto monocilindriche a due tempi con raffreddamento a liquido, da cross, enduro e supermotard, disponibili in cilindrate che spaziano da 250 ai 700 cc. Se il futuro del marchio è incerto, il valore dei vecchi modelli non è in alcun modo questionabile: tutt’ora le moto d’epoca vengono restaurate dagli appassionati e rimesse su strada.