Retrofit elettrico auto Diesel: cos’è e come funziona

Premessa di due parole: c’è un movimento politico anti Diesel con Enti locali che impongono strette a quelle vetture, reputate responsabili principali dell’inquinamento.

Si pensi all’Area C centrale e all’Area B esterna di Milano, che sono i casi più eclatanti in Italia, ma anche a tante Zone a Traffico Limitato e ai blocchi del traffico delle Regioni che colpiscono le macchine a gasolio. Un guaio per la libera mobilità di milioni di italiani.

Siccome spesso privati, famiglie e imprese non hanno risorse per comprare veicoli meno inquinanti, in un momento in cui il costo della vita decolla, c’è il rischio di paralisi, con ricadute su lavoro, tempo libero, salute, libertà. I mezzi pubblici, costosi e non capillari, non sono certo all’altezza. Ecco allora la soluzione: retrofit elettrico auto diesel.

SOMMARIO

Cos’è il retrofit elettrico auto diesel

Il retrofit elettrico di un’auto Diesel consiste nella conversione di un’auto originariamente dotata di motore a combustione interna a gasolio in un mezzo elettrico: BEV. Questo processo implica la rimozione di: propulsore originale, serbatoio del carburante, sistema di scarico, componenti meccanici legati al termico. Al loro posto: motore elettrico, pacco batterie per l’accumulo dell'energia, sistema di gestione elettronica e, talvolta, dispositivo di ricarica integrato.

Così, con zero emissioni inquinanti allo scarico (come PM10, NOx e CO2) prodotte dal Diesel, la macchina circola quasi ovunque. Come un’elettrica nata tale. Quasi ovunque, dicevamo, perché ogni Comune sceglie se aprire le piccole ZTL alle elettriche. Intanto, a metà 2025 il Comune di Milano ha deciso che nella ZTL Quadrilatero della Moda non viaggiano neppure le full electric.

Per anni si è parlato di conversioni a GPL o metano, ma il retrofit elettrico rappresenta un salto di qualità significativo, poiché mira a una mobilità a zero emissioni locali. Questa tecnologia è particolarmente interessante per i veicoli che hanno ancora un telaio e una carrozzeria in buone condizioni, ma il cui motore diesel è obsoleto o soggetto a blocchi. Quindi, investi nel retrofit, allunghi la vita della macchina, risparmi sul nuovo. Invece di rottamare un'auto ancora funzionale, il retrofit le conferisce una nuova identità, più ecologica ed efficiente.

È fondamentale sottolineare che il retrofit non è un’operazione fai-da-te. Richiede competenze tecniche specializzate e l’utilizzo di kit omologati che rispettino le normative vigenti. In Italia, la procedura è regolamentata per garantire la sicurezza e la conformità dei veicoli convertiti. Questo significa che ogni componente installato, dalla batteria al motore elettrico, deve essere certificato e l'intero processo va eseguito da officine autorizzate e professionisti qualificati.

Come funziona il retrofit elettrico auto Diesel

La trasformazione di un’auto diesel in un veicolo elettrico tramite retrofit è un processo complesso che si articola in diverse fasi. Sebbene i dettagli possano variare a seconda del modello di auto e del kit di conversione, la procedura generale segue questi passaggi chiave.

  1. Diagnosi. Una verifica dello stato generale del telaio, della carrozzeria, del sistema frenante, dello sterzo e di tutti gli altri componenti che verranno mantenuti. Vengono valutati anche gli spazi disponibili per l'alloggiamento delle batterie e del motore elettrico. Non tutte le auto sono adatte al retrofit; i mezzi più vetusti o con problemi strutturali vanno scartati.

  2. Rimozione del vecchio. Smontaggio di tutti i componenti legati alla propulsione Diesel. Questo include il motore a combustione interna, il cambio (in molti casi), il serbatoio del carburante, il sistema di scarico, il radiatore e tutti i tubi e i cablaggi associati. Operazione delicata che richiede attenzione per evitare danni alle altre parti del veicolo. I componenti rimossi possono essere smaltiti in modo responsabile o, in alcuni casi, riciclati.

  3. Installazione dell’elettrico. Al posto del propulsore Diesel, ne viene installato uno elettrico. A seconda del kit, può essere montato sull’asse delle ruote (motore hub) o collegato alla trasmissione esistente (se compatibile) o a un nuovo riduttore. La scelta dipende dalle specifiche del veicolo e dalle prestazioni desiderate. I motori elettrici sono generalmente più compatti e leggeri dei diesel equivalenti, il che può influire positivamente sulla distribuzione dei pesi del veicolo.

  4. Posizionamento e collegamento delle batterie. Il pacco accumulatori rappresenta il cuore del sistema. Le batterie, solitamente agli ioni di litio, vengono installate in posizioni strategiche, cercando di ottimizzare la distribuzione dei pesi e di non compromettere lo spazio interno o la capacità di carico: vano motore, sottoscocca o il bagagliaio. La capacità del pacco batterie determina l’autonomia del veicolo, poi collegato al motore elettrico e al sistema di gestione.

  5. Installazione del Sistema di gestione. Il Battery Management System (BMS) è un componente che monitora e controlla lo stato delle batterie, gestendo la carica e la scarica, proteggendole da sovraccarichi o scariche profonde e ottimizzandone la durata. Viene installata una centralina di controllo che gestisce l’interazione tra motore elettrico, batterie e gli altri sistemi del veicolo, come acceleratore, freno e cruscotto. Spesso è necessario modificare o sostituire parte dell'impianto elettrico originale per integrarlo con i nuovi componenti.

  6. Sistema di ricarica. Permette di collegare il veicolo a colonnine pubbliche o a prese domestiche. Questo può includere un caricabatterie a bordo (on-board charger) e connettori standard per la ricarica in corrente alternata (AC) o, in alcuni casi, anche per la ricarica rapida in corrente continua (DC).

  7. Omologazione e collaudo. Il veicolo deve essere sottoposto a una procedura di collaudo e omologazione. In Italia, il ministero delle Infrastrutture ha stabilito le linee guida per la conversione elettrica di veicoli termici. Il mezzo deve superare una serie di test per verificare la sicurezza, le prestazioni e la conformità alle normative. Se l’auto è promossa, viene rilasciato un nuovo “libretto” di circolazione (Documento Unico) che attesta la modifica del tipo di alimentazione e la classificazione del veicolo come elettrico.

Vantaggi del kit retrofit elettrico di auto diesel

Si può pensare al retrofit elettrico in occasione di una pesante manutenzione (motore e cambio) per rimettere in moto un’auto vecchia ed inquinante. Si evita quindi di rottamare la vecchia auto, con le relative spese di demolizione e di radiazione. Se i vecchi pezzi – motore, marmitta, serbatoio – sono ancora utilizzabili, potrebbero essere immessi nel mercato dei pezzi di ricambio. Durante l’uso del nuovo veicolo elettrico, non si pagherà mai più la benzina. Il pieno di un’auto elettrica può costare fino a 5€. E si ha un’efficienza energetica due volte superiore a quella di un veicolo endotermico.

L’auto col nuovo motore elettrico viaggerà molto a lungo: la vita media dei motori è sui 100mila km per i motori tradizionali, oltre 2 milioni per quelli elettrici. Inoltre, non si pagano più gli accessi alle Ztl, alcune città hanno parcheggi riservati e alcuni centri commerciali colonnine di ricarica gratis. E ovviamente si avranno emissioni locali azzerate.

Problemi del kit retrofit elettrico: anzitutto il costo

  1. Il costo del kit di conversione e della manodopera è ancora un ostacolo significativo per molti. Si parla di cifre che possono oscillare da 8.000 a 25.000 euro. Questo investimento iniziale, pur potendo essere ammortizzato nel tempo grazie ai minori costi di gestione, può risultare proibitivo.

  2. I kit di retrofit spesso offrono un’autonomia che, pur essendo sufficiente per gli spostamenti urbani e pendolari, potrebbe risultare limitata per i viaggi di media portata. Questo dipende principalmente dalla dimensione e dal peso del pacco batterie che può essere installato senza compromettere eccessivamente le prestazioni o lo spazio. Una percorrenza di 100-200 km è comune per molti retrofit.

  3. Le batterie, seppur in continuo miglioramento, sono ancora componenti pesanti, il che potrebbe influire sulle prestazioni di accelerazione e sulla maneggevolezza. È fondamentale che il sistema frenante e le sospensioni vengano adeguati, garantendo la sicurezza del veicolo.

  4. La procedura di omologazione in Italia richiede tempo. Non tutte le officine sono autorizzate a effettuare il retrofit, e la documentazione necessaria è complessa. Questo può comportare tempi di attesa lunghi e la necessità di affidarsi a professionisti esperti nel settore.

  5. La garanzia sui componenti e sull’intero sistema di retrofit potrebbe non essere sempre chiara o estesa come quella offerta dalle Case automobilistiche per i veicoli nuovi.

  6. Come tutte le batterie agli ioni di litio, anche quelle utilizzate nei kit di retrofit sono soggette a un degrado progressivo nel tempo e con l’uso. La capacità degli accumulatori diminuirà gradualmente, riducendo l’autonomia del veicolo.

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