ESP è l’acronimo di “Elektronisches Stabilitätsprogramm”, nome brevettato dall’azienda tedesca Bosch. Pertanto, è possibile trovare lo stesso sistema con il nome ESC, cioè Electronity Stability Program (controllo elettronico della stabilità). Altri nomi sono VDC (Vehicle Dynamic Control), VSC (Vehicle Stability Control) o DSC (Dynamic Stability Control).
Come evoluzione del sistema antibloccaggio delle ruote ABS, l’ESP lavora col controllo elettronico della trazione: è gestito da una centralina che elabora i dati provenienti da vari sensori, i quali rilevano la velocità di ciascuna ruota, l’angolo di sterzo, le accelerazioni del corpo vettura sui tre assi nello spazio, l’angolo di apertura della farfalla (sistema di alimentazione). Il processore interviene quando viene rilevata instabilità, riducendo la coppia erogata dal motore o frenando le ruote.
In caso di temporanea perdita di controllo della vettura, perciò, l’ESP entra in gioco per stabilizzare il veicolo e contrastare i fenomeni di sottosterzo o di sovrasterzo. Ogni volta che l’automobile sta percorrendo in curva una traiettoria più ampia o più stretta di quella prevista, il controllo elettronico della stabilità va a bilanciare questa tendenza, impedendo al veicolo di sbandare. Come intuibile, l’ESP è un sistema di sicurezza ormai fondamentale e obbligatorio dal novembre 2011: dal 2014 tutte le macchine di nuova progettazione devono montarlo. Pertanto occorre monitorarne il corretto funzionamento. In questo senso, ci viene in aiuto la spia ESP che è un indicatore progettato per segnalare l’entrata in azione del sistema di sicurezza o il malfunzionamento dello stesso. Tuttavia, la spia non può da sola diagnosticare il problema che sottostà al guaio: fondamentale portare l’auto dal meccanico il prima possibile.