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Auto d’epoca: 5 modelli da tenere d’occhio

Le auto d’epoca sono uno dei modi più puri e viscerali di muovere la propria passione per l’auto.

Chi ama le auto d’epoca apprezza la maggiore connessione che c’è tra il mezzo e il guidatore, gli odori e le sensazioni che, con l’avanzamento tecnologico, sono andati un po’ a perdersi sulle auto moderne. Già da diversi anni, però, le auto d’epoca non sono solo un modo per sfogare la propria passione per l’auto, ma sono viste come veri e propri investimenti. Senza arrivare agli estremi delle Ferrari 250 GTO o delle Mercedes-Benz 300 SL, automobili che passano di mano a cifre almeno a 7 cifre, superando le decine di milioni di euro di valore, con l’appiattimento delle automobili moderne e l’arrivo dell’auto elettrica le auto d’epoca stanno vivendo un periodo di grande rivalutazione, con tanti modelli che hanno fatto la fortuna di chi ha avuto la lungimiranza di scegliere modelli con una futura rivalutazione. Quali sono oggi i 5 modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio?

Ci siamo interrogati su questo punto, e abbiamo scelto cinque automobili che hanno una rilevanza storica importante, che sono ancora acquistabili a cifre contenute e che, soprattutto, sono in rampa di lancio per essere “scoperte” anche dal grande pubblico, facendo salire le proprie quotazioni. Sebbene ci teniamo a sottolineare come investire in un’auto d’epoca è affare molto rischioso, in quanto per restauri e riparazioni si può eccedere facilmente il valore dell’auto e per l’altissima volatilità e scarsa stabilità di questo settore, ci sono sul mercato automobili che, se comprate oggi, possono essere usate e godute sapendo che, un domani, il loro prezzo non solo sarà pressoché invariato, ma verosimilmente dovrebbe salire parecchio.

Due esempi di queste dinamiche sono le Alfa Romeo 147 e 156 GTA e la Porsche 911 996: le prime erano acquistabili a circa 10.000 euro fino a neanche 5 anni fa, e oggi passano di mano per non meno di 25.000 euro, con gli esemplari perfetti che sfondano quota 30.000. Le 996, invece, sono state per anni definite la “pecora nera” della dinastia 911, passando di mano a meno di 20.000 euro. Oggi, invece, per una 996 si parte da oltre 40.000 euro, con le Turbo e GT3 che possono superare rispettivamente gli 80.000 e 100.000 euro.

Oggi quindi vediamo cinque auto tra i 20 e i 30 anni, la fascia d’età dove è più probabile vedere una forte rivalutazione, che secondo noi sono cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio.

Sommario

BMW M3 E46

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Partiamo subito con la nostra lista di cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio con un’auto che, per certi versi, è ha già un valore schizzato alle stelle, la BMW M3 E46. La terza M3 della storia, prodotta tra il 2000 e il 2006, ha già passato da molto il suo periodo di valore minimo, con le poco desiderabili Cabrio con cambio SMG offerte a meno di 20.000 euro. Oggi, invece, per portarsi a casa una M3 E46 si parte da circa 30.000 euro, mentre una M3 Coupé con cambio manuale può partire da 45.000 euro. Perché allora l’abbiamo inserita tra i cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio? Perché il suo potenziale è ancora più alto. Fin dal lancio, infatti, la M3 E46 è stata considerata la migliore M3 di sempre, sia dal punto di vista estetico che tecnico che, soprattutto, dalla guida.

Realizzata sulla base di quella che, secondo gli appassionati, è la Serie 3 più amata, la E46 prodotta tra il 1998 e il 2006, la M3 E46 è proposta solo in versione Coupé e Cabrio, rinunciando alle versioni berlina (presente sulla precedente E36) e Wagon (prodotta in un unico esemplare ma mai messa in produzione). A livello estetico, le linee della E46 Coupé sono enfatizzate da carreggiate allargate, da un cofano con un’enorme gobba al centro e da un posteriore che ospita gli iconici quattro scarichi sdoppiati centrali. All’interno, invece, regna la semplicità, con un abitacolo ben fatto ma essenziale dotato di sedili e volante sportivo, una posizione di guida pressoché perfetta e un contagiri che dimostra subito le intenzioni di questa sportiva così iconica. Sotto il cofano, infatti, troviamo uno dei migliori motori mai realizzati da BMW, l’S54. Si tratta di un 3.2 sei cilindri in linea aspirato, dotato di variatore di fase VANOS per aspirazione e scarico e di una linea rossa posizionata a 8.000 giri. Il risultato sono 343 CV e 365 Nm di coppia, limitatore a 8.000 giri e, grazie ad un peso di circa 1.500 kg, offre prestazioni da vera sportiva. M3 E46 scatta da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi, e raggiunge i 250 km/h.

Disponibile sia con il cambio manuale a 6 marce che con il cambio robotizzato SMG II a 6 rapporti, BMW M3 E46 ha il suo punto forte nella guidabilità. Agile, maneggevole, veloce e soprattutto comunicativa, BMW M3 E46 è per molti la migliore M Car di sempre. E il prezzo non potrà che aumentare: i 50.000 euro di oggi per un esemplare perfetto potrebbero diventare un investimento per il futuro.

FIAT Coupé

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Continuando in ordine alfabetico, tra i cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio troviamo un’italiana che, dopo anni di oblio, sta ritrovando l’attenzione che merita: la FIAT Coupé. Dopo anni di assenza nel segmento delle sportive compatte, nel 1993 FIAT decise di rientrare in questo mercato con un’auto in grado di valorizzare, dietro delle linee molto personali e sportive, gli ottimi motori che, tra Lancia e FIAT, erano disponibili nel parco-motori del Gruppo. Nacque così la FIAT Coupé, disegnata negli esterni da Chris Bangle, papà delle BMW degli anni ’90 e ’00, e all’interno dalla torinese Pininfarina, che si occupava anche dell’assemblaggio. Realizzata sul pianale VSS Tipo 2, lo stesso utilizzato, tra le altre, da FIAT Bravo/Brava, Alfa Romeo GTV e 155 e Lancia Delta seconda serie, la FIAT Coupé “veste” questa base meccanica “popolare” con un look davvero riuscito, sportivo ed evocativo, che le valse il soprannome di “piccola Ferrari”.

Il telaio di FIAT Coupé venne irrigidito e incattivito rispetto alle altre auto su base VSS, e le sospensioni piuttosto classiche (McPherson all’anteriore e a bracci longitudinali al posteriore) non vennero modificate molto, al netto dell’utilizzo di motori molto potenti. Se i motori d’accesso erano il 2.0 Bialbero Lampredi aspirato da 140 CV e, successivamente, il 1.8 16v da 131 CV con variatore di fase, lo stesso della FIAT Barchetta, nella prima fase di carriera di Coupé trovò posto sotto il cofano il 2.0 Lampredi turbo, lo stesso motore della Lancia Delta Integrale, con potenza di 190 CV e 290 Nm. Con l’addio al 4 cilindri Lampredi, nel 1997 arrivarono gli iconici 5 cilindri Pratola Serra, sia in versione aspirata 2.0 20v da 147 e 155 CV, che nella potentissima versione 20v Turbo, la più ricercata e apprezzata, capace di 220 CV e 310 Nm di coppia.

Complice un peso molto contenuto della Coupé (la 20v Turbo arrivava a 1.320 kg), le prestazioni erano eccezionali, con uno 0-100 km/h coperto in 6,3 secondi e 250 km/h di velocità massima. La guidabilità era poi superiore alle aspettative, grazie anche al giunto viscoso Ferguson che fungeva da differenziale autobloccante. Bella da vedere, bella da guidare e, in versione 5 cilindri, con un sound da brivido, per anni la FIAT Coupé è stata l’auto economica da modificare e personalizzare. Prodotta in poco meno di 73.000 esemplari tra il 1994 e il 2000, oggi la FIAT Coupé si sta rialzando: se le “normali” 1.8 e 2.0 16v partono da meno di 5.000 euro, per una 2.0 20v servono almeno 6.000 euro, e per le Turbo si superano i 10.000 euro. Le 20v Turbo, magari in versione Plus, sono in continua ascesa, rendendo questa la versione più interessante di uno dei cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio.

MINI Cooper S R53

Mini Cooper S R53

Continuando in ordine alfabetico, tra le cinque auto d’epoca da tenere d’occhio troviamo un’altra youngtimer, la prima MINI prodotta da BMW. Se la MINI “classica” prodotta dal 1959 al 2000 è già una storica che sta continuando a crescere nel suo valore, con le versioni Sport Pack che ormai superano di slancio i 25.000 euro, per anni la MINI by BMW non è stata considerata “degna” di essere una vettura potenzialmente storica. Il remake della Casa tedesca del marchio MINI è stato un vero successo, con tre generazioni molto amate da pubblico e critica.

La versione di gran lunga più interessante, però, è la prima generazione della MINI by BMW, nota agli appassionati come R50. Prodotta negli stabilimenti di Oxford tra il 2001 e il 2006 (la Cabrio è arrivata fino al 2008), la prima MINI del terzo millennio riprende lo stile della MINI di Issigonis, trasportandolo nell’era moderna e aggiungendo una bella dose di eleganza e sportività sia fuori che dentro. La MINI moderna perse quell’indole da “piccola spaziosa per tutti” e diventando una piccola sfiziosa, rifinita e sportiva, con poco spazio per le persone e i bagagli ma una guidabilità da riferimento.

Realizzata insieme a Rover, all’epoca ancora parte del Gruppo BMW, MINI utilizza soluzioni tecniche da vettura di categoria superiore, come una scocca pensata per resistere agli incidenti più gravosi (non scontato su una compatta sviluppata negli anni ’90) e sospensioni indipendenti sia davanti che dietro, e al posteriore troviamo il classico schema Z-Axle di BMW E36 ed E46. Sotto il cofano, invece, il motore scelto è il 1.6 Tritec, un quattro cilindri monoalbero a 16 valvole sviluppato in collaborazione da Rover e Chrysler negli anni ’90.

Disponibile sia in versione One da 90 CV che Cooper da 116 CV, nonché con un 1.4 Turbodiesel di origine Toyota da 75 e 88 CV, la versione più interessante per chi cerca uno dei cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio sono le versioni Cooper S e John Cooper Works. Il 1.6 Tritec è infatti aiutato da un compressore volumetrico Eaton M45, che regala alla Cooper S 163 CV (170 dopo il restyling del 2005) e 200 CV per la John Cooper Works (211 dopo il restyling). Rigida, con uno sterzo duro e un assetto sportivo, con i due posti posteriori adatti solo per brevi viaggi, la prima MINI moderna è estremamente divertente da guidare, e con il suono del compressore volumetrico è una delle piccole Hot Hatch più divertenti sul mercato. Per anni bistrattata per essere solo un’auto per farsi notare e venduta a meno di 2.000 euro, oggi la MINI Cooper S R53 si sta ritrovando, con quotazioni che partono dai 5.000 euro e possono arrivare a 10.000 euro per esemplari in perfette condizioni.

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Lotus Elise

Lotus Elise S1 show car (1995)

Il quarto dei cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio è quella che ha cessato la propria produzione da meno tempo, la Lotus Elise. Lanciata nel 1996 dalla Lotus allora capitanata dall’istrionico italiano Romano Artioli, e nominata Elise in onore della nipote Elisa, è stata prodotta con minime modifiche fino al 2021, accompagnando Lotus nella sua transizione verso l’elettrificazione. Dopo anni bui per la Casa di Hethel, Elise ha dimostrato che Lotus ci sa ancora fare.

La prima generazione, la S1 del 1996, condivide gli stessi principi con le ultime Elise, le Series 3. Il telaio è realizzato da estrusi in alluminio incollati e rivettati, gli interni sono stretti e spartani, le dimensioni contenutissime e il motore è un quattro cilindri Rover K Series sulle prime Elise per poi passare ai motori Toyota, 1.6 e 1.8 anche con compressore volumetrico, nel 2001 fino alla fine della produzione. Dalla Serie 1 alle ultime Elise, il peso è aumentato di circa 200 kg, passando dai soli 723 kg della prima Elise ai 924 kg delle ultime Elise S, con motore 1.8 Toyota sovralimentato da un compressore volumetrico. Nonostante questo, l’anima di Lotus Elise è rimasta intatta, ed è quella di un’auto di altri tempi. La più potente Elise mai prodotta, infatti, ha 240 CV, un numero “contenuto”, nell’automobilismo moderno, e la prima ne aveva solo 120.

Grazie al peso piuma però, anche la prima Elise scattava da 0 a 100 km/h in meno di 6 secondi. Ciò che rende Lotus Elise uno dei cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio non sono tanto le prestazioni velocistiche, ma il piacere di guida. Bassissima, leggerissima, priva di servosterzo e, nelle prime versioni, di qualsiasi controllo elettronico, grazie al motore centrale è agilissima, maneggevole e permette a chi la guida di avere una connessione con l’auto che, nel mondo dell’auto moderno, sembrava ormai perduta. Guidare una Lotus Elise è un’emozione unica, in grado di far innamorare di nuovo di quella guida analogica e d’altri tempi senza rinunciare ai “comfort” base come, ad esempio, portiere, riscaldamento (sulle ultime persino l’aria condizionata), tetto in tela removibile (non sempre impermeabile) e poco altro. L’inno alla leggerezza che Elise alza al mondo dell’auto rende la piccola sportiva inglese una delle auto dalla guidabilità più pura mai prodotte, nonché una delle youngtimer più desiderate sul mercato. Lotus Elise non ha mai subito di una grande svalutazione, con tutte le versioni proposte a partire da 30.000 euro. Oggi, con l’addio alla produzione, i prezzi sono saliti alle stelle. Gli esemplari più economici partono da 35.000 euro per le Elise S1 con motore 1.8, mentre le ultime 1.8 Sport 220 e 240 costano oltre 70.000 euro.

Porsche 924

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Concludiamo la nostra lista con i cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio con una sportiva che, per anni, è stata bistrattata e dimenticata solo per essere “diversa” dalle altre Porsche, la 924. Lanciata nel 1976 e prodotta fino al 1988, la Porsche 924 è nata per sostituire in un colpo solo la Volkswagen-Porsche 914 e la 912, la versione a quattro cilindri della 911. La 924 è stata la prima Porsche a motore anteriore e trazione posteriore, la prima con cambio transaxle (la scatola del cambio è posizionata sull’asse posteriore) e la prima con motore quattro cilindri in linea prodotta dalla Casa di Zuffenhausen.

Il progetto doveva essere nuovamente in collaborazione con Volkswagen, che cominciò a sviluppare la 924 con Porsche, ma all’inizio degli anni ’70 Volkswagen si defilò dal progetto, lasciando a Porsche la paternità del progetto. La collaborazione con Volkswagen ha portato Porsche a sfruttare come base motoristica il motore 2.0 quattro cilindri in linea a benzina utilizzato anche sulla Audi 100, ma pesantemente modificato da Porsche per arrivare a 125 CV. Dotata di uno stile a cuneo sportivo e tipicamente anni ’70, con i classici fari a scomparsa e un posteriore molto caratteristico con il grande lunotto posteriore e fari rettangolari a tutta larghezza, Porsche 924 non è stata capita subito, e tacciata subito di essere, semplicemente, troppo diversa dalla 911 e guadagnandosi presto il soprannome di “Porsche dei poveri”. Era davvero la Porsche per chi non poteva permettersi una 911?

Certamente, la 924 era la prima scelta per chi non aveva abbastanza soldi per acquistare una 911, e il suo 2.0 da 125 CV le dava prestazioni solo discrete, con uno 0-100 km/h coperto in circa 10 secondi. Alla guida, però, Porsche 924 stupisce per una dinamica di guida davvero curata, una ripartizione dei pesi ottimale di 52% all’anteriore e 48% al posteriore e un trittico sterzo-cambio-assetto molto interessante, soprattutto per il 1976. Se non la si giudica per partito preso, da “tifosi” della 911, Porsche 924 è una delle sportive anni ’70 più piacevoli da guidare, dotata di una guidabilità che la fa somigliare ad una sportiva ben più moderna. Per chi vuole più potenza, ci sono anche la 924 Turbo, con motore 2.0 turbocompresso da 170 CV, e la successiva 924 S, dotata dello stesso motore della sostituta 944, il 2.5 quattro cilindri aspirato interamente sviluppato da Porsche da 150 CV, proposta dal 1985 al 1988 come versione entry-level alla successiva 944, capaci di portare maggiori prestazioni.

Anche la versione base da 125 CV, però, si guida bene, ed è un ottimo modo per entrare in possesso di uno dei cinque modelli di auto d’epoca da tenere d’occhio e, in generale, di un’auto piacevole da guidare, affidabile e con un badge storico. Per molti anni proposta a prezzi davvero ridicoli, con le più belle sotto i 3.000 euro, oggi una 924 parte da 6.000 euro, e si spendono circa 10.000 euro per un esemplare 2.0 aspirato in ottime condizioni. Leggermente più costose le rare 924 S, non molto comuni in Italia per via della tassazione alle auto oltre i 2.0 litri di cilindrata, mentre le 924 Turbo arrivano a toccare i 20.000 euro.

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