Nata nel lontano 1970, la terza serie del 1998 ha atteso la bellezza di vent’anni per trovare un’erede ma in Suzuki non hanno lasciato nulla al caso per dare seguito a questa bella storia. L’impostazione è quella di una vera, anche se in formato mini, fuoristrada. Telaio a longheroni, assali rigidi, trazione integrale e marce ridotte per andare praticamente ovunque. Il tutto su un’auto lunga appena 3,5 metri, sebbene la 5 porte importata in Italia da un’azienda esterna arrivi a 3,89 metri complice l’aumento del passo a 2,59 metri. Rimane invariato, in entrambi i casi, il motore: trattasi del 1.5 a benzina, aspirato, capace di sviluppare una potenza di 105 CV, sia con cambio manuale a 5 rapporti sia con l’automatico a 4 rapporti. Se la Jimny è pensata per cavarsela su ogni terreno, è su asfalto che mostra i suoi limiti: il telaio a longheroni, i freni modesti e l’alto baricentro rende la guida tutto meno che sportiva, ma non è questo il suo scopo.
Anche la quarta generazione riprende il design squadrato della LJ10 del 1970, ma è l’unico riferimento al passato. La Jimny monta un impianto di infotainment aggiornato, ha il navigatore, la radio DAB e, almeno con l’ultimo aggiornamento, nuovi ADAS tra cui la frenata automatica d’emergenza, il riconoscimento della segnaletica stradale e il cruise control adattivo. Gli interni sono essenziali, con materiali spartani e plastiche rigide, ma non tradiscono l’essenza di questo modello: la praticità. Sulla tre porte, inoltre, il bagagliaio è veramente risicato se non abbattendo le sedute posteriori, mentre questo dato migliora sulla 5 porte grazie all’aumento della lunghezza.
Gli appassionati di fuoristrada non possono non amarlo: è uno dei migliori veicoli da guidare sullo sterrato. La Jimny Pro, venduta in Italia come mezzo commerciale dopo che Suzuki ha scelto di togliere dal listino la versione pensata per il trasporto persone a causa delle severe norme sulle emissioni già dal 2020. Tra le due, per la Jimny Pro una dotazione ridotta all’osso, un bagagliaio molto ampio grazie alla rinuncia alla seconda fila di sedili, visto che la rete divisoria di sicurezza per il carico “separa” in due lo spazio per guidatore e passeggero dal vano dove alloggiare colli e merce.
La Suzuki Jimny in 5 punti
- Motorizzazioni – Motore 1.5 benzina aspirato da circa 102 CV, abbinato a cambio manuale a 5 marce o automatico a 4 rapporti; disponibile anche in versione veicolo commerciale a due posti.
- Design – Stile squadrato e retrò in omaggio alla LJ10: fari circolari con indicatori di direzione separati dal gruppo ottico principale, griglia a 5 feritoie e linee tese, tetto piatto e passaruota marcati; infine, altezza libera dal suolo pari a 21 centimetri.
- Interni – Abitacolo spartano ma funzionale: strumentazione analogica e differenza netta tra l’abitacolo della Jimny e della Jimny Pro: la seconda perde lo schermo da 7 pollici del sistema di infotainment.
- Tecnologia – Con l’ultimo aggiornamento del modello sono arrivati nuovi ADAS ma la sua tecnologia è “semplice”: il telaio a longheroni e la trazione 4x4 sono quello che serve davvero per andare ovunque.
- Prezzi – Varie le offerte sul mercato dell’usato. L’importatore della Jimny 5 porte ha scelto di puntare in alto: dotandola di un kit specifico, il suo prezzo supera di poco i 43.000 euro. La versione N1 Pro veniva venduta a un prezzo di circa 25.000 euro, superiore a quello della M1 per trasporto passeggeri finchè è rimasta nel listino.
Com’è fuori
Dal punto di vista estetico è impossibile, anche per un pubblico meno attento e appassionato, non riconoscere le forme della Suzuki Jimny. La terza generazione del 1998 si distingue sì per il design compatto ma condito da forme più morbide. Niente di più diverso sulla quarta serie, con un design molto più squadrato dotato di un’impronta da vero fuoristrada. In scala più grande, la stessa cosa che ha fatto Mercedes con la sua storica Classe G. Il muso è praticamente verticale e compatto, con paraurti sottili che garantiscono i suoi eccellenti angoli d’attacco, qui riassunti:
- Angolo di attacco 37°
- Angolo di dosso 28°
- Angolo di uscita 49°
La griglia, sempre nera, riprende le cinque feritoie della Jimny originale del 1970, incorniciata da suoi fari tondi che le conferiscono un’espressione simpatica e vivace. I passaruota in plastica grezza sporgono in modo evidente, ma ciononostante la larghezza non va oltre il metro e sessantacinque centimetri. Le ampie superfici vetrate, infine, ne garantiscono l’identità inconfondibile. Dietro la ruota di scorta contribuisce ad allungare di circa venti centimetri la lunghezza complessiva. Il lato B è la parte maggiormente in comune con altre icone nel mondo delle 4x4, tra cui la già citata Classe G e, perché no, la Jeep Wrangler. Sulla Jimny Pro niente fari a LED e cerchi in lega, sostituiti da fari alogeni e cerchi in acciaio.
Vediamo le dimensioni della Jimny di ultima generazione e, tra parentesi, il confronto con la Jimny 5 porte:
- Lunghezza: 3,65 metri (senza ruota di scorta 3,48 metri; 5 porte: 3,89 metri)
- Larghezza: 1,64 metri
- Altezza: 1,72 metri
- Passo: 2,25 metri (5 porte: 2,59 metri)
- Bagagliaio: 85-863 litri (Pro N1: 863 litri; 5 porte: n.d.)
Com’è dentro
L’abitacolo della Jimny rimane coerente con la sua vocazione. Tre gli aggettivi per descriverlo: semplice, robusto, spartano. In spartano rientra la definizione di un “cockpit” che cambia profondamente tra la Jimny per trasporto passeggeri, quindi anche la versione 5 porte importata (mentre viene venduta direttamente da Suzuki su alcuni mercati come quello indiano) e i veicoli M1 ancora disponibili sul mercato dell’usato, e la Jimny Pro N1. In generale le superfici sono realizzate in materiali rigidi, ci sono tanti tasti fisici piuttosto grossi e ben visibili. Il motivo è che questa è un’auto che si può guidare anche con i guanti, senza rischiare di non azionare una funzione quando richiesta.
La versione omologata come trasporto merci ha rinunciato praticamente a tutto: rimane la strumentazione analogica ma non lo schermo da 7 pollici con Android Auto e Apple CarPlay della Jimny M1, che viene sostituito da una radio con Bluetooth che rimanda ai sistemi d’intrattenimento di una ventina d’anni fa. Niente più clima automatico, bensì un clima manuale vecchia scuola. La grande differenza tra Jimny Pro e Jimny (3 e 5 porte), però, rimane una e una sola: la rete divisoria.
Avendo tolto la seconda fila sulla Jimny Pro, metà dell’abitacolo è destinato al trasporto merci e la capacità non è niente male, con 863 litri (33 litri più del Jimny M1 abbattendo gli schienali della seconda fila). Qui l’uso è pensato per i professionisti ma ciò non toglie che si possano caricare anche altre attrezzature, tra cui quelle per il campeggio. Se la rete divisoria e l’assenza di tante dotazioni rende molto diverse la Jimny dalla Jimny Pro, fa l’esatto opposto la posizione di guida: si guida molto in alto, con le gambe piegate, e lo sterzo non è regolabile in profondità.
Come si guida la Suzuki Jimny: vecchia scuola con il motore aspirato. La leggerezza e il 4x4 i suoi segreti
La proposta motoristica della Suzuki Jimny è tra le più semplici che si possano trovare sul mercato; il motore è uno, il 1.5 a benzina, 4 cilindri aspirato, con 102 CV e 130 Nm di coppia. La differenza la fa il cambio, a scelta tra manuale a 5 marce oppure automatico a 4 rapporti, dal sapore decisamente datato. Rispetto alla precedente generazione, che disponeva di soli 85 CV, questo propulsore offre una guida più fluida e vivace, con una migliore capacità di allungo. In marcia, il sound del 1.5 si fa sentire chiaramente, richiamando le auto di qualche decennio fa: per alcuni può sembrare un limite nel “silenzio” che oggi caratterizza alcune auto ibride e la totalità delle auto elettriche, per altri un tocco di carattere. A 130 km/h, però, complice l’assenza della sesta marcia di riposo il motore gira a 4.000 giri/min e il rumore inizia a farsi importante.
A causa delle sue emissioni elevate Suzuki si è trovata costretta, nel 2020, a togliere dal listino la sua iconica 4x4 compatta. Uscita dal portone, la Jimny Pro N1 è rientrata dalla porta di servizio, mantenendo lo stesso schema. Se le prestazioni possono essere definite modeste (145 km/h il picco massimo, 0-100 km/h in 12 secondi), la differenza la fa la trazione integrale. Tutto si gioca attorno a questa caratteristica, compreso lo sterzo che risulta duro su asfalto e morbido su sterrato, grazie al sistema con il quale è stato progettato e che prevede una demoltiplicazione sicuramente non comune (4 giri da parte a parte). Sotto questo punto di vista, ne guadagna il diametro di sterzata: solo 4,9 metri. Sospensioni ad assale rigido a tre punti di ancoraggio, molle elicoidali e telaio a longheroni fanno il resto, complice l’elettronica di gestione del sistema AllGrip Pro.
Qui si può decidere di spostare la trazione sulle sole ruote posteriori (2H) o indirizzarla a tutte e quattro con la modalità 4H. Se il terreno lo richiede, ecco le marce ridotte con la funzione 4L Niente differenziali autobloccanti, per ridurre il peso (contenuto in 1.165 kg), ma controllo di trazione per bilanciare la coppia sui due assi.
Gli ADAS e la sicurezza
Proposta nell’unico allestimento Pro, sia per la N1 in configurazione autocarro sia per la M1 per trasporto persone, la Jimny lanciata nel 2018 e poi aggiornata è stata dotata di tutti i sistemi di sicurezza presi in comune con le altre Suzuki. Simpaticamente rinominati per rendere subito chiare le loro funzioni, gli ADAS della Suzuki Jimny. Sebbene la Pro rinunci ad elementi quali i fendinebbia, il cruise control e altri sistemi, presenti invece sulla M1, la Pro mantiene sistemi quali l’avviso di superamento corsia (guidadritto), riconoscimento segnaletica stradale (occhioallimite), frenata automatica d’emergenza (attentofrena) e monitoraggio attenzione conducente (restasveglio).
Essendo un veicolo pensato tout court per l’offroad, sono di serie anche l’assistente alla partenza in salita (partifacile) e il sistema che regola automaticamente la frenata in discesa: si chiama in gergo tecnico Hill Descent Control (per Suzuki scendisicuro). Senza dimenticare la sicurezza durante la guida, l’AllGrip permette il controllo elettronico della trazione. Quando tutte e quattro le ruote muovono la vettura e le due diagonalmente opposte perdono aderenza, automaticamente vengono frenate le ruote che stanno slittando.
Perché scegliere la Suzuki Jimny e perché no
Scegliere la Jimny significa fare una scelta di cuore. La M1 tolta dal mercato da Suzuki ma ancora disponibile sul mercato delle occasioni è un’auto nata nel 2018 quindi ricca degli accessori comunemente proposti su un’auto definibile come moderna. C’è l’impianto di infotainment con il mirroring, l’aria condizionata e tanto altro ancora, senza dimenticare i tanti ADAS proposti di serie.
Anni luce dalla sua diretta progenitrice, la terza serie presentata nel 1998 che ha aspettato la bellezza di vent’anni per aggiornarsi. La Jimny, però, va oltre: è un piccolo fuoristrada autentico, senza compromessi e con un fascino unico. Perfettamente indicata per chi cerca un veicolo tuttofare non enorme come una Classe G, ma soprattutto a un prezzo più accessibile. Le sue dimensioni, infatti, la rendono agile anche in città, e il valore residuo rimane alto grazie alla domanda costante. È un’auto che trasmette sensazioni ormai quasi scomparse nel moderno mondo dell’auto, con i suoi pro e i suoi contro.
Non è un’auto confortevole, sia per le sospensioni ad assale rigido sia per il telaio a longheroni e infine per lo sterzo molto demoltiplicato. Non è neanche un’auto silenziosa, perché specialmente con il cambio manuale l’assenza della sesta marcia di riposo fa girare il motore 1.5 aspirato molto alto di giri e questo provoca un certo rumore in abitacolo. Le differenze tra la Jimny M1 e N1 la fanno la dotazione e lo spazio interno. Ora che viene importata anche la cinque porte, a un prezzo non più così accessibile, si può quasi parlare di una Jimny formato famiglie dove, volendo, si può anche installare un impianto a gas per risparmiare sui costi di gestione.
In definitiva, la Jimny è una scelta di cuore e di testa per chi ha bisogno di un vero 4x4 compatto. Per tutti gli altri, resta un’icona da ammirare, ma forse non l’auto più razionale da acquistare.