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SUV economici: i modelli meno costosi a listino prezzi

Tutti vogliono i SUV: che si tratti di automobili piccole, grandi, spaziose o cittadine, per gran parte dei clienti attuali le ruote alte sono un requisito fondamentale.

Per questo anche tra le vetture più abbordabili il successo è tutto dei SUV economici, con i modelli meno costosi a listino prezzi che conquistano il cuore ma anche la testa in ottica di un nuovo acquisto. Il successo dei SUV è tangibile semplicemente guardando il traffico intorno a noi, con almeno un veicolo a ruote alte ogni tre automobili su qualsiasi strada percorsa. La diffusione di SUV e crossover è dimostrata anche dai numeri: a livello europeo, i B-SUV e i C-SUV sono i segmenti più venduti in assoluto, più delle classiche citycar e utilitarie.

Non stupisce quindi scoprire che la domanda per i modelli meno costosi di SUV economici nel listino prezzi italiano sia molto alta. Nonostante le automobili a ruote alte siano per loro stessa concezione più costose visto che, a parità di lunghezza, sono più grandi e voluminose, ci sono modelli di SUV economici che riescono a tenere i prezzi molto bassi, arrivando a costare meno delle classiche utilitarie. Sebbene alcuni modelli siano costruiti con in mente il contenimento dei prezzi, tra i modelli di SUV economici meno costosi troviamo anche crossover piuttosto tecnologici e moderni, realizzati pensando anche al prezzo di listino ma senza rinunciare a tecnologia e sicurezza.

Scopriamo allora quali sono i 10 modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi, tutte proposte ad un prezzo di partenza inferiore a 22.500 euro.

Sommario

Renault Captur (22.250 euro)

renault-captur-front Iniziamo a conoscere i modelli meno costosi di SUV economici partendo dal decimo posto, occupato dalla francese Renault Captur. In questa speciale classifica, Captur è la più “costosa”, in quanto la versione d’accesso Equilibre accoppiata al motore 1.0 TCe 90 è offerta a 22.250 euro. Rispetto alle altre automobili di questa lista, Captur è in qualche modo un unicum, in quanto Renault propone una versione d’accesso ad un prezzo decisamente ridotto, mentre la gamma più andare molto più in alto, arrivando ai 37.650 euro della Captur 1.6 E-Tech Plug-In Hybrid 160 in allestimento Engineered. Com’è allora la più economica della gamma Captur? A livello estetico, grazie allo stile personale e moderno di Captur, che nonostante l’assenza dei cerchi in lega sulla Equilibre rimane ricercato ed elegante. Lunga 4,23 metri, Captur è anche una delle più capienti nella nostra lista dei modelli meno costosi dei SUV economici, caapace di offre un bagagliaio compreso tra i 422 e i 536 litri a seconda della posizione scelta per il divano posteriore scorrevole.

Sotto il cofano, Renault Captur fa parte di quelle vetture tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi che monta un motore turbocompresso, nel dettaglio il 1.0 tre cilindri turbo TCe da 91 CV e 160 Nm di coppia. Accoppiato alla trazione anteriore e ad un cambio manuale a 5 marce, il 1.0 grazie al turbo non è seduto, anche se i numeri non le danno giustizia (0-100 km/h in 14,0 secondi e 168 km/h di velocità massima). All’interno, Renault Captur ha un abitacolo ben disegnato e realizzato con cura tra assemblaggi ben fatti e materiali di qualità nella parte alta della plancia. Lo spazio poi è ottimo sia davanti che dietro, e il bagagliaio come anticipato prima è decisamente spazioso. Tecnologia e dotazioni sono decisamente buone già sulla versione d’accesso Equilibre, che può contare di serie su climatizzatore manuale, fari full LED anteriori e posteriori, Cruise Control, sistema di infotainment con schermo da 7 pollici, Apple CarPlay e Android Auto, mantenitore di corsia, riconoscimento dei segnali stradali e frenata automatica. Per le versioni più accessoriate troviamo anche sensori di parcheggio anteriori e posteriori con retrocamera, mantenitore attivo di corsia e Cruise Control Adattivo.

Per i 22.250 euro della 1.0 TCe Equilibre, però, la dotazione è già più che buona. Alla guida, infine, tra i modelli meno costosi dei SUV economici a listino prezzi Captur è comoda, agile e maneggevole, con uno sterzo piuttosto preciso ma senza mai essere sportiva.

DR 5.0 (21.900 euro)

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Al nono posto tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi troviamo per la prima volta il brand DR, che proprio grazie alla sua gamma di SUV economici sta conquistando sempre più spazio all’interno del mercato italiano. Con i suoi 21.900 euro, il nono SUV più economico in Italia è DR 5.0, che dati alla mano è anche il modello più venduto della gamma DR. A questo prezzo, DR 5.0 è proposta con il motore d’accesso, il 1.5 quattro cilindri aspirato da 117 CV, e un unico allestimento, decisamente ben accessoriato. Realizzata, come tutte le altre DR, sulla base di un modello della cinese Chery, DR 5.0 è la versione leggermente rimaneggiata della Chery Tiggo 5x, lo stesso modello alla base della “gemella” DR 4.0 di cui parleremo tra poco. DR 5.0 è un crossover di medie dimensioni (è lunga 4,32 metri) con un look piuttosto moderno, che grazie ad un paraurti anteriore sportiveggiante e ad una mascherina di grandi dimensioni regala un certo dinamismo al SUV sino-molisano. Rispetto alla gemella 4.0, poi, DR 5.0 differisce per la presenza di serie dei fari a LED e per un posteriore più sportiveggiante.

All’interno, DR 5.0 vuole offrire un ambiente più moderno e curato rispetto alle DR più piccole, puntando su una plancia piuttosto ricercata e impreziosita da uno schermo centrale rialzato da 12,3 pollici che ospita la connettività con Apple CarPlay e Android Auto. Per il resto, l’abitacolo ha un aspetto moderno e funzionale, con un quadro strumenti digitale che ha una grafica chiara ma non modernissima e una buona disponibilità di spazio. Le finiture, però, sono solo passabili, con qualche “scivolone” a livello di assemblaggi e materiali. Lo spazio è piuttosto buono sia davanti che dietro, mentre il bagagliaio è solo discreto con 340 litri di capacità. A livello meccanico, tra i migliori modelli di SUV economici a listino DR 5.0 offre uno schema decisamente semplice, con sospensioni McPherson anteriori e ponte torcente al posteriore e la possibilità di scegliere due motori a benzina, un 1.5 quattro cilindri aspirato della ACTECO da 117 CV accoppiato ad un cambio manuale a 5 marce e la versione turbocompressa del 1.5, che arriva a 155 CV ed è accoppiato ad un cambio automatico CVT. Entrambi i motori sono disponibili anche con alimentazione a GPL, che riduce i costi di gestione a fronte di un investimento di 1.500 euro. Il 1.5 aspirato è piuttosto fiacco, anche se è fluido e piuttosto regolare nell’erogazione. Molto più vivace il 1.5 Turbo, anche se il cambio CVT potrebbe non piacere a tutti per la sua propensione a tenere il motore sempre su di giri. Con qualsiasi motore, poi, DR 5.0 privilegia la guida tranquilla, e spicca l’assenza quasi totale di sistemi di sicurezza attivi alla guida.

A rientrare all’interno della classifica dei modelli di SUV economici meno costosi è la versione con motore 1.5 aspirato e alimentazione a benzina, proposta a 21.900 euro. Tutte le versioni hanno lo stesso allestimento, molto dotato: di serie troviamo cerchi in lega da 18 pollici, fari full LED, cruise control, sensori di parcheggio posteriori con retrocamera, tetto apribile, vetri oscurati e sedile guida elettrico. Mancano, però, i sistemi di sicurezza attivi.

Suzuki Ignis (21.400 euro)

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All’ottavo posto tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi troviamo un modello un po’ borderline per la categoria come Suzuki Ignis. La piccola giapponese è infatti un mix tra una citycar, un’utilitaria di segmento B e un SUV in formato ridotto. L’altezza da terra di ben 18 cm, la posizione di guida alta e la presenza della trazione integrale (soluzione presente solo su un’altra delle 10 vetture di questa lista) ci fanno propendere ad includerla senza dubbi in questa lista. Ignis è di uno stile molto personale e che rimanda ad alcune Suzuki del passato sia davanti (con l’unione tra fari tondeggianti e mascherina con feritoie verticali) che soprattutto dietro, dove tra il particolare andamento del lunotto e della coda e le feritoie sul montante posteriore ricorda la particolare compatta SC100/Whizzkid degli anni ’70 e ’80. Molto personale all’esterno, anche salendo a bordo Suzuki Ignis propone un abitacolo piuttosto originale con alcuni rimandi al passato, come la piccola plancetta per il clima nella parte bassa della plancia o il cruscotto minimale e dal gusto retrò. Dotata anche di colori sgargianti per l’interno, Suzuki Ignis ha un abitacolo piuttosto spazioso per le dimensioni ridotte (è lunga solo 3,70 metri), con dei sedili anteriori ariosi e dietro una buona abitabilità per gambe e spalle dei due passeggeri. I più alti possono toccare il soffitto, e la forma dei finestrini e del voluminoso montante posteriore possono rendere l’abitacolo un po’ buio. Ottima la capacità del bagagliaio sfruttando il comodo divano scorrevole, che passa da 260 a 360 litri di capienza spostando il divano.

A livello meccanico, Suzuki Ignis è senza dubbio la più leggera tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi, e anche in linea generale è una delle auto col peso più basso nel listino attuale. La versione più leggera, la 1.2 con cambio manuale e trazione anteriore, ferma la bilancia a 860 kg a secco. Si tratta di un dato tecnico che si ripercuote nell’intera esperienza d’utilizzo, sia in positivo che in negativo. Grazie al peso piuma, Suzuki Ignis riesce a sfruttare al massimo l’unico motore in gamma, il 1.2 quattro cilindri aspirato da 83 CV dotato di un piccolo modulo ibrido leggero, per offrire prestazioni vivaci (0-100 km/h in 12,7 secondi con il cambio manuale) e consumi molto bassi (20,0 km/h nel ciclo misto WLTP). Alla guida, poi, Ignis è agile e maneggevole e una buona disinvoltura anche fuori dalla città. Oltre al cambio automatico CVT, disponibile in opzione al manuale a 5 marce di serie, poi, Ignis offre anche la trazione integrale AllGrip, che permette alla piccola giapponese di avere una motricità lontana dall’asfalto invidiabile, aiutata dai 910 kg della versione 4WD. Per contro, però, a causa della sua leggerezza Ignis non è la più silenziosa o rifinita, e l’asse posteriore a ruote interconnesse è parecchio rigido, risultando in un comfort solo discreto sulle buche per i passeggeri posteriori.

Tutte le versioni di Ignis sono poi offerte con l’allestimento Top, molto accessoriato: di serie troviamo Cruise Control, fari full LED; sedili riscaldabili, infotainment con Apple CarPlay, Android Auto e retrocamera, frenata automatica d’emergenza e, sulla 4WD, il controllo di velocità in discesa. Ad entrare tra i modelli di SUV economici meno costosi è la versione a trazione anteriore e cambio manuale, proposta a 21.400 euro. Per avere il cambio automatico CVT servono 1.500 euro, mentre la versione con cambio manuale e trazione integrale AllGrip arriva a 23.400 euro.

Hyundai Bayon (20.850 euro)

hyundai-bayon-side Al settimo posto della classifica dei modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi troviamo la furba Hyundai Bayon, la porta d’accesso al mondo dei SUV Hyundai. Posizionata un gradino sotto la più sportiveggiante e moderna Kona, fresca di rinnovamento, Hyundai Bayon è un crossover molto compatto: lunga 4,18 metri, è la più piccola delle Hyundai a ruote alte, e ha uno stile piuttosto particolare, che unisce un profilo tradizionale da SUV compatto pensato per offrire tanto spazio a linee molto personali, sia davanti che dietro. Il frontale e il posteriore molto personale possono far perdere l’attenzione dai punti di forza di Bayon: l’abitabilità e l’ottimo rapporto qualità-prezzo-dotazioni. Realizzata sulla base della compatta i20, Bayon rientra nella lista dei modelli di SUV economici meno costosi con una versione che punta tutto sul contenimento dei costi, la 1.2 GPL XTech, proposta a 20.850 euro. Il GPL costringe a rinunciare a qualche litro nel bagagliaio, ma i 391 litri di capacità sono comunque un ottimo risultato viste le dimensioni compatte.

Salendo a bordo, Bayon riprende la plancia della i20, con la quale condivide uno stile piuttosto moderno e funzionale “sporcato” da materiali dall’aspetto economico. La qualità costruttiva, però, è davvero buona, e può contare su una disponibilità di spazio molto generosa sia davanti che dietro. Anche la versione d’accesso XTech è disponibile con quadro strumenti digitale da 10,25 pollici e da uno schermo dell’infotainment da 8 pollici dotato di Apple CarPlay e Android Auto wireless, una rarità in questo segmento. Non mancano anche Cruise Control, sistema di mantenimento attivo di corsia, frenata automatica, fari automatici e riconoscimento dei segnali stradali, per una dotazione di sicurezza molto buona. A livello meccanico, invece, sotto il cofano troviamo il collaudato 1.2 MPi quattro cilindri aspirato accoppiato all’alimentazione a GPL realizzata e installata dalla piemontese BRC.

La potenza di 82 CV può sembrare bassa, ma grazie ad un peso contenuto (1.081 kg con il sistema GPL installato) Bayon è piuttosto vispa anche senza scegliere il ben più presente 1.0 T-GDi tre cilindri turbo da 100 CV, proposto ad almeno 23.400 euro. Grazie al GPL, poi, l’autonomia totale di Hyundai Bayon arriva a oltre 1.200 km, per un consumo relativamente contenuto anche nell’utilizzo a gas (14,5 km/l nel ciclo WLTP). Grazie al peso contenuto e ad uno sterzo preciso, Bayon è agile e piacevole tra le curve, offrendo un buon comfort anche nei lunghi viaggi.

KIA Stonic (20.750 euro)

kia-stonic-gt-line-front Al sesto posto tra i modelli di SUV economici meno costosi troviamo la cugina di Bayon, KIA Stonic. Realizzata sulla stessa piattaforma, KIA Stonic è presente dal 2017 sul mercato ed è stata rivista a fine 2020 per adattare il nuovo logo KIA allo stile già piuttosto personale e filante del SUV compatto coreano. Ben proporzionata e piacevole, rispetto ad altri SUV concorrenti KIA Stonic appare quasi come una compatta viste le proporzioni piuttosto sportive e la presenza di un’altezza da terra non troppo pronunciata. Nonostante ciò, KIA Stonic ha comunque quei dettagli immancabili su ogni SUV, ovvero passaruota in plastica grezza, paraurti anteriori e posteriori con vistose protezioni e le barre sul tetto, che donano personalità alla più picccola delle KIA a ruote alte (è lunga 4,14 metri).

Salendo a bordo, invece, KIA Stonic è meno spaziosa e ariosa della cugina Hyundai Bayon, sia nell’abitacolo (dove dietro lo spazio è minore e la luce a bordo non è troppo generosa) che nel bagagliaio, dove offre un bagagliaio da 352 litri, che diventano 332 per la variante a GPL. A differenza di Bayon, ad entrare all’interno dei 10 modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi è la versione esclusivamente a benzina del 1.2 quattro cilindri aspirato, che in allestiento Urban Special Edition parte da 20.750 euro. Per portarsi a casa una Stonic a GPL, invece, servono almeno 21.250 euro per la versione Urban. Realizzata sulla piattaforma della KIA Rio e delle cugine Hyundai i20 e Bayon, all’interno KIA Stonic ha una plancia molto tradizionale e razionale, ispirata alle KIA più “classiche” come Ceed e Sorento. Lo spazio è buono davanti, dove trovare la posizione di guida adatta è facile, KIA Stonic è rifinita con cura ma realizzata con materiali solo discreti. Rispetto a Bayon, su Stonic non è possibile avere il quadro strumenti digitale, sostituito da un classico cruscotto analogico facile e piacevole da leggere. Non manca, però, l’immancabile schermo dell’infotainment al centro della plancia, che sulla Stonic Urban Special Edition è da 8 pollici con Apple CarPlay e Android Auto. La versione Urban Special Edition ha anche una buona dotazione, che comprende cerchi in lega, clima automatico, Cruise Control, fari full LED, frenata automatica, mantenitore attivo di corsia e sensori di parcheggio, che la rende decisamente più dotata della versione base Urban.

A livello meccanico, invece, il motore 1.2 quattro cilindri aspirato ha 84 CV in versione esclusivamente a benzina, e grazie ad un peso ridotto (1.080 kg) è piuttosto vivace e ha consumi molto contenuti (18,5 km/l nel ciclo misto WLTP). Per avere più brio, si può optare per un 1.0 T-GDi da 100 o ben 120 CV, ma il prezzo sale: il 1.0 T-GDi da 100 CV parte da 22.750 euro, mentre quello da 120 CV con cambio automatico DCT può arrivare a 26.750 euro.

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SEAT Arona (20.600 euro)

seat-arona-side Quinto tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi è la spagnola SEAT Arona. Lunga 4,15 metri, Arona è realizzata sulla piattaforma MQB A0, la stessa della sorellina SEAT Ibiza e delle “gemelle” Volkswagen T-Cross e Skoda Kamiq, che però costano tra i 3.000 e i 4.000 euro in più. Con l’allestimento base Reference, infatti, SEAT Arona propone un ottimo rapporto qualità-prezzo, offrendo il 1.0 TSI da 95 CV a 20.600 euro. A livello estetico, SEAT Arona ha uno stile personale e moderno, con un’altezza da terra maggiorata di 3,8 litri rispetto alla Ibiza di partenza. Il frontale riprende alcuni stilemi di Ibiza, come la mascherina trapezoidale e i fari triangolari molto personali. Con il restyling del 2021, poi, Arona ha adottato un nuovo paraurti frontale che include due fari fendinebbia circolari poco sotto i fari principali, che regalano una bella dose di personalità al SUV spagnolo. Il posteriore è piuttosto sportiveggiante, e unisce tocchi di originalità come il montante posteriore “tagliato” da una finitura trasversale con al centro il logo X a dettagli più tradizionali come il taglio dei fari e del posteriore, che anche nella versione Reference non rinuncia agli scarichi finti.

Spaziosa per le dimensioni (il bagagliaio è da 400 litri), all’interno SEAT Arona non lesina sulla tecnologia e sulle finiture. Con il restyling del 2021, la piccola spagnola ha accolto una plancia completamente ridisegnata, che ora ospita una parte superiore in plastica morbida, un nuovo volante più sportivo e rivestito in pelle fin dalla versione Reference, bocchette dell’aria colorate e un grande schermo dell’infotainment da 8 pollici (quello da 9,2 pollici è optional) dotato di Apple CarPlay e Android Auto. Dietro al bel volante, poi, possiamo trovare il quadro strumenti analogico, mentre l’abitacolo è spazioso e arioso, nonché realizzato con cura. L’allestimento Reference è quindi piuttosto accessoriato, e costringe ad “accontentarsi” a livello di climatizzatore, qui manuale di serie, leva del cambio (in plastica) e per l’assenza di sensori di parcheggio, cerchi in lega e Cruise Control, sostituito dal semplice limitatore di velocità. Il prezzo, però, è davvero concorrenziale, e la fa entrare di diritto tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi: 20.600 euro per un’auto moderna e vivace, spinta dal 1.0 TSI tre cilindri turbo in versione da 95 CV. Accoppiata al cambio manuale a 5 rapporti, grazie ad un peso contenuto (1.090 kg a secco) è vivace (0-100 km/h coperto in 11,5 secondi) e consuma poco (18,9 km/l). Grazie ad un assetto ben tarato, uno sterzo preciso e un motore vivace, Arona è anche piacevole da guidare, senza rinunciare ad una buona dose di comfort.

Per avere cerchi in lega, Cruise Control e sensori di parcheggio posteriori si può passare alla Style, che parte da 22.700 euro, mentre per una Arona completa di fari Full LED, barre sul tetto, cerchi in lega da 17 pollici, chiave elettronica e connettività wireless si può passare alle top di gamma FR e Xperience, proposte a 24.850 euro. Per chi vuole anche un pizzico di sportività in più non mancano i più potenti 1.0 TSI da 110 CV o il vigoroso 1.5 TSI da 150 CV, mentre per i più attenti all’ambiente è interessante la 1.0 TGI a metano da 90 CV, che parte da 22.100 euro.

DR 4.0 (19.900 euro)

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Ci avviciniamo al podio e finalmente scendiamo sotto il muro psicologico dei 20.000 euro con il quarto dei modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi, DR 4.0. Il SUV italo-cinese, assemblato a Macchia d’Isernia, in Molise con componenti di origine Chery, è proposto nel suo unico allestimento molto ben accessoriato a 19.900 euro. Se vi sembra di averla già vista, non sbagliate: DR 4.0 è infatti la gemella di DR 5.0, rispetto alla quale rinuncia a qualche dettaglio estetico e funzionale per ridurre il prezzo di listino. Realizzata sempre sulla base della Chery Tiggo 5x, rispetto alla più costosa DR 4.0 non cambiano le dimensioni (è sempre lunga 4,32 metri) né la capacità del bagagliaio (340 litri). L’estetica è poi pressoché la stessa: a cambiare è il disegno del paraurti anteriore, meno sportivo e dinamico, di quello posteriore, l’alloggiamento del logo DR al centro del portellone sotto la modanatura cromata e pochi altri dettagli. I cerchi in lega da 18”, ad esempio, sono identici, così come la fiancata.

Dove DR 4.0 e DR 5.0 si differenziano maggiormente è nell’abitacolo. Sebbene il quadro strumenti digitale, il volante e lo spazio nell’abitacolo siano praticamente invariati, infatti, cambia (e parecchio) il sistema di infotainment e il disegno complessivo della plancia. DR 4.0 ha uno schermo touch da 9 pollici incastonato all’interno della plancia, mentre la plancia stessa ha un andamento verticale e offre anche un comodo selettore fisico a fianco della leva del cambio per comandare lo schermo senza usare il touch. Dotato di Apple CarPlay ma non di Android Auto, per connettere il proprio telefono Android all’auto è necessario utilizzare il più vecchio mirroring dello schermo, meno funzionale dell’interfaccia Google. A livello meccanico, le differenze sono ridotte al minimo. La principale divergenza è l’assenza del 1.5 Turbo: DR 4.0 è proposta unicamente in accoppiata al 1.5 quattro cilindri aspirato ACTECO da 117 CV e 136 Nm. Fluido e regolare, non è un fulmine e spinge solo agli alti regimi, ed è decisamente assetato (12,2 km/l nel ciclo WLTP).

Con questi consumi, i 1.500 euro di investimento per l’impianto a GPL si recuperano in fretta. Tra i modelli di SUV economici meno costosi, infine, DR 4.0 ha una dotazione decisamente completa: di serie troviamo cerchi in lega, infotainment da 9 pollici, cruise control, clima automatico, computer di bordo, quadro strumenti digitale, sensori di parcheggio posteriori con retrocamera e tetto apribile. Di sistemi di sicurezza alla guida, però, neanche l’ombra: per averli, meglio puntare su altri modelli.

DR 3.0 (18.900 euro)

DR 3.0 Arriviamo così al podio dei modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi, partendo dai 18.900 euro di DR 3.0, il modello più economico della Casa molisana. I tempi delle DR 5 a 12.000 euro sono finiti anche per la Casa low cost molisana, che oggi occupa il suo spazio nel mercato con modelli più costosi, ma anche più curati e tecnologici come la DR 3.0. Nel percorso di rinnovamento di DR, la vecchia 3 ha lasciato il posto alla “nuova” 3.0, che sebbene sia realizzata sulla stessa base di prima (la Chery Tiggo 3x Plus), oggi è più moderna e in forma di prima. Con il restyling è arrivato un nuovo frontale molto più caratteristico, con un doppio gruppo ottico che si ispira a diverse auto moderne (Hyundai Kona e Citroen C3 Aircross in primi) e una nuova calandra più grande e sportiva, che rende molto più accattivante DR 3.0 rispetto al passato. Lateralmente le linee rimangono aggressive e sportive, con grandi cerchi da 17 pollici (da 18” optional) e una verniciatura bicolore (di serie) decisamente interessante. In coda, le differenze sono poche rispetto alla precedente DR 3: i fari bruniti e il logo in basso sul portellone sono le uniche novità.

All’interno, invece, DR 3.0 non ha enormi novità rispetto al passato. A cambiare è soprattutto il quadro strumenti, ora più tradizionale con due strumenti circolari e un grande schermo monocromatico al centro con computer di bordo. La plancia non è delle più moderne o rifinite, con una qualità solo discreta e alcuni dettagli un po’ fuori moda come lo schermo dell’infotainment integrato nella plancia da 9 pollici, dotato di Apple CarPlay ma, come su DR 4.0, non di Android Auto. Comodi, invece, i comandi del climatizzatore automatico fisici, mentre la fascia a tutta larghezza in simil-fibra di carbonio e il volante con la corona tagliata in basso regala un tocco di sportività in più. A livello meccanico, DR 3.0 è un’automobile molto tradizionale, con pochi guizzi tra sospensioni e motori. Rispetto ad altri modelli di SUV economici meno costosi, DR 3.0 ha dimensioni da B-SUV (4,17 metri) e un peso leggermente superiore alle rivali dirette (1.215 kg: SEAT Arona pesa circa 130 kg in meno), mentre il motore è il classico 1.5 quattro cilindri aspirato ACTECO da 117 CV visto su DR 4.0 e 5.0. Visto il peso e le dimensioni inferiori, DR 3.0 è leggermente più vivace (come su tutte le DR termiche, l’accelerazione 0-100 km/h non è dichiarata), e i consumi sono inferiori, seppur ancora piuttosto alti (13,5 km/l nel ciclo WLTP).

Il 1.5 non è infatti un motore molto moderno, ha poco brio ai bassi e vuole essere “tirato” per dare il massimo. Per contenere al massimo i costi di gestione, meglio puntare su una versione a GPL, proposta a fronte di un sovrapprezzo di 1.500 euro. A proposito di prezzi, i 18.900 euro di listino di DR 3.0 le valgono il terzo posto, e la dotazione è di tutto rispetto. Di serie troviamo infatti vernice bicolore, cerchi da 17”, clima automatico, Cruise Control, computer di bordo, infotainment con schermo da 9 pollici, Apple CarPlay e mirroring con gli smartphone Android, sensori di parcheggio posteriori con retrocamera, tetto apribile elettrico e fari a LED.

Dacia Duster (17.750 euro)

Dacia-Duster-Front Al secondo posto troviamo quella che per oltre 10 anni è stata la regina incontrastata tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi: Dacia Duster. Lanciata nel 2010 come SUV economico per le masse, in breve tempo Dacia Duster ha convinto sia chi non aveva molti soldi da spendere che fasce più alte della popolazione. Il suo segreto? Proporre uno stile personale e riuscito, tanta solidità e funzionalità e un sistema di quattro ruote motrici da prima della classe, il tutto ad un prezzo davvero contenuto. Arrivata alla seconda generazione nel 2018, oggi Dacia Duster è un modello affermato e apprezzato, che purtroppo ha visto alzarsi parecchio il suo prezzo di listino. Per portarsi a casa una Dacia Duster servono almeno 17.750 euro per 1.0 TCe Essential 4x2, dotata dell’allestimento più spartano della gamma. A livello estetico, qualsiasi sia l’allestimento Dacia Duster ha uno stile moderno e riuscito, che dopo il restyling del 2023 che ha introdotto i nuovi loghi e i dettagli bianchi è ancora più interessante. Lunga 4,34 metri, Duster è un SUV massiccio e spigoloso, con ottimi angoli caratteristici (30° di attacco, 21° di dosso e 34° d’uscita), e ha un abitacolo decisamente generoso con 445 litri di capacità minima. La versione Essential d’accesso, poi, ha paraurti e finiture in plastica grezza, cerchi in acciaio e le barre sul tetto.

All’interno, Duster ha un abitacolo spartano ma piuttosto moderno e pulito, molto spazioso sia davanti che dietro e con una posizione di guida molto alta grazie all’altezza di ben 1,69 metri. Fin dalla versione d’accesso, Duster offre il sistema di infotainment da 8 pollici con Apple CarPlay e Android Auto, Cruise Control e computer di bordo. Rispetto al passato, poi, la versione Essential propone anche il clima manuale, nonché i sensori di parcheggio posteriori, volante e sedili completamente regolabili e i fendinebbia, diventando effettivamente acquistabile. Fino a qualche anno fa, infatti, le Essential erano prive di radio, clima e computer di bordo, risultando fin troppo spartane anche per i meno esigenti. A livello meccanico, Dacia Duster è basata sulla piattaforma della precedente Duster parecchio rimaneggiata, a sua volta derivata dalla Renault Clio II lanciata nel 1998. Questo rende Duster impossibilitata ad accogliere sistemi di sicurezza attiva di Livello 2 come mantenimento attivo della corsia, frenata automatica o Cruise Control Adattivo, ma non rinuncia, sulle versioni top di gamma, sensore per l’angolo cieco, telecamera a 360° e 6 airbag. Le modifiche al pianale rendono molto più agile e guidabile su strada Duster, che convince anche con il motore 1.0 TCe tre cilindri turbo da 90 CV di base, proposto a 17.750 euro.

Questo motore spinge bene (senza mai essere esageratamente vivace), e in versione Eco-G a GPL con 10 CV in più (si arriva a 100 CV) riesce a unire costi di gestione bassissimi con una guidabilità di tutto rispetto. Per chi cerca qualcosa in più, Dacia offre il 1.3 TCe turbobenzina da 150 CV con cambio automatico EDC, capace di un’accelerazione 0-100 km/h sotto i 10 secondi, e il parco e vivace 1.5 Blue dCi turbodiesel, l’unico disponibile con l’eccellente trazione integrale. Per una Duster 4x4, però, servono almeno 22.600 euro.

MG ZS (16.840 euro)

mg-zs-banner A prendersi lo scettro tra i modelli di SUV economici meno costosi a listino prezzi è MG ZS. Prezzi alla mano, infatti, ZS è il SUV più economico in Italia grazie ad un prezzo di partenza di 16.840 euro. Artefice della rinascita del marchio MG, storico brand inglese che nel 2023 compie 100 anni, come tutte le altre proposte della Morris Garages anche ZS non è un prodotto britannico. Sviluppata e prodotta in Cina sotto l’egida della SAIC Motors, Casa che nei primi anni ’10 ha rilevato il brand, MG ZS è un SUV di medio-piccole dimensioni (è lungo 4,32 metri) con uno stile sportiveggiante ma non troppo personale, con alcuni rimandi a modelli Mazda nel frontale, ma comunque piacevole e piuttosto moderno. Disponibile sia in versione termica, la più economica, che in un’interessante versione elettrica, piuttosto economica per autonomia e dotazione (parte da 34.490 euro con 177 CV e 320 km di autonomia), MG ZS convince anche per la capacità del bagagliaio, che ospita 448 litri ed è il più capiente tra i modelli di SUV economici meno costosi.

Gli interni di MG ZS sono semplici e stupiscono per qualità percepita, anche se andando a guardare più da vicino materiali e assemblaggi sono così così. Lo spazio, invece, è piuttosto buono, mentre lo stile è moderno e riuscito, con una plancia semplice ma abbastanza personale. Al centro trova posto un grande schermo per l’infotainment che integra sia i comandi per l’intrattenimento e la navigazione (non mancano Apple CarPlay e Android Auto) che quelli del clima automatico, di serie. Se l’interfaccia con gli smartphone funziona bene, i comandi del clima non sono i più comodi da usare durante la guida. Piacevole da leggere il quadro strumenti analogico, con quello digitale di serie per la versione Luxury, mentre a livello meccanico MG ZS è piuttosto tradizionale. Al netto della versione elettrica, che per ovvie ragioni non entra tra i modelli di SUV economici meno costosi, le MG ZS termiche sono disponibili con due motori a benzina, un 1.5 quattro cilindri aspirato VTi da 106 CV e un 1.0 T-GDI tre cilindri turbo da 111 CV. Il primo è il motore da preferire in quanto ha prestazioni paragonabili al 1.0 (l’accelerazione 0-100 km/h è addirittura più rapida: 10,9 secondi per il 1.5 contro gli 11,2 del 1.0 T-GDI), e anche se non ha la coppia in basso del 1.0 è piuttosto fluido e vivace, grazie anche ad un peso relativamente ridotto (siamo a circa 1.230 kg). Alla guida, l’anima sportiva delle MG del passato non è molto presente: MG ZS è un SUV comodo, facile da guidare e piuttosto agile, ma senza mai impressionare tra le curve. Dove impressiona è nel rapporto qualità-prezzo: sebbene sia il primo tra i modelli di SUV economici meno costosi, la dotazione è davvero ottima.

La versione d’accesso Comfort, proposta con il 1.5 VTi a 16.840 euro, offre infatti di serie fari full LED, cerchi in lega, clima automatico bizona, cruise control, retrovisori elettrici e riscaldabili, sensori di parcheggio posteriori, infotainment con Apple CarPlay e Android Auto, barre sul tetto e volante regolabile in altezza e profondità. Passando alla Luxury, offerta a 2.000 euro in più (18.840 con il 1.5 VTi), arrivano fendinebbia, sensore per l’angolo cieco, navigatore, sedile guida elettrico e anteriori riscaldabili, telecamere a 360° e tetto apribile.

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